I deputati della Quercia non andranno ospiti da Socci a Rai2
ROMA - Continua il pressing dell'Ulivo per mettere fine all'attuale gestione della Rai. «Dovremo attendere la scomunica per avere un sistema dell'informazione e una Rai pluralista?» si chiede provocatoriamente il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, che commenta con soddisfazione il messaggio del Papa sull'informazione.
Non è invece un motteggio la decisione dei deputati del gruppo ds della Camera, che non parteciperanno mai alla trasmissione di Antonio Socci "Excalibur", che ha debuttato giovedì scorso nello spazio e sulla rete che fu dello "Sciuscià" di Michele Santoro. La drastica decisione è annunciata dai deputati Beppe Giulietti e Giuseppe Caldarola.
I due esponenti della Quercia sono stati i promotori di un documento-appello di una riga firmato da tutti i deputati presenti ieri in aula per la Finanziaria, a partire dal capogruppo Luciano Violante. «No! Da questo "Excalibur" non andremo mai!», è il testo del documento. «Non chiediamo la chiusura di questa incredibile trasmissione - spiegano Caldarola e Giulietti - perché non abbiamo una concezione disciplinare della informazione. Anche se la destra ha ottenuto la chiusura di Santoro noi ci limitiamo a dire che "Excalibur" se la possono tenere stretta. Noi non ci andremo mai e chiediamo agli intellettuali ed ai movimenti di fare altrettanto».
Come sovente, in difesa della Rai il primo a prendere la parola è il ministro delle Comunicazioni. «Non capisco questa protesta dei ds contro Socci: da Excalibur c'erano i radicali che non vanno mai in Tv, Agnoletto che secondo me ci va troppo e nessun esponente della Casa delle Libertà» commenta Maurizio Gasparri.
«Io ho sempre affrontato il confronto con tutti, non solo ora ma anche nel passato. La scelta dei Ds di non andare da "Excalibur" è sbagliata, riporta indietro le lancette del tempo» osserva un altro esponente di An, Ignazio La Russa. «La verità - insiste - è che hanno gravi difficoltà nel presentare i loro contenuti».
Beppe Giulietti però a queste critiche non ci sta. «Noi facciamo una battaglia di libertà - spiega. - Se Biagi e Santoro fossero ancora in onda niente da dire, ma il faziosissimo programma di Socci prende il posto di altre voci, espulse dopo il diktat bulgaro del premier. Questo è inaccettabile. Come è inaccettabile - continua - che il direttore generale Agostino Saccà cerchi di lottizzare un paio di consociate invece di capire i veri problemi dell'azienda, che sono appunto quelli del pluralismo dell'informazione».
Socci, che la settimana prossima si occuperà proprio del Papa, sarà intanto in tv anche domani sera. Su "La sette", ospite di quel Giuliano Ferrara che ha lanciato una polemica contro i conduttori-padroni delle trasmissioni televisive. Giovedì tornerà poi a riunirsi il consiglio di amministrazione della Rai. All'ordine del giorno ancora nomine, ma a rischio, dopo la decisione del consigliere Donzelli di non partecipare più alle riunioni e in caso di nuove empasse, la stessa esistenza dell'attuale gruppo dirigente di viale Mazzini.
di ALBERTO GUARNIERI