Il centro-sinistra si appella a imprenditori e forze sociali per fermare la legge della Cdl
TRIESTE - Anche se Fi e An stanno ancora misurando sulla legge elettorale, le opposizioni intendono arrivare al voto per inchiodare il centrodestra alle proprie contraddizioni e per poter lanciare la consultazione, in merito alla quale è prevista una conferenza stampa con la partecipazione dei consiglieri del centrosinistra e di forze della società civile, dai sindacati agli industriali, dall'associazionismo alla cultura. E già si annunciano i comitati per il referendum. La Cdl è in mezzo al guado: la legge elettorale è nata morta, e peggio per chi se n'è accorto soltanto ora, si dice ormai ufficiosamente nel Polo. E c'è chi avanza la previsione di far andare avanti la discussione tanto per le lunghe da non riuscire ad arrivare in tempo utile all'approvazione. Lo schema elaborato dagli uffici, centrato su due date fisse, le consultazioni regionali all'8 giugno 2003, con relativa convocazione dei comizi il 24 aprile; tenuto conto dei tempi prescritti per il deposito della richiesta di referendum, le verifiche di regolarità, l'emanazione del decreto di indizione, la campagna elettorale, la votazione sul quesito, la pubblicazione dell'esito, individua la data ultimativa per la pubblicazione della legge nell'11 luglio.
Riuscisse ad arrivarci la Cdl si risparmierebbe il referendum promesso dalle opposizioni, referendum che porterebbe comunque quasi certamente alla norma transitoria, con un buon valore aggiunto propagandistico per il centrosinistra. In aula si assiste così, a una situazione paradossale: la maggioranza che se la prende comoda, nella discussione, pungolata dall'opposizione, che rinuncia ad intervenire. Prima il presidente Tondo e il segretario leghista Zoppolato chiedono di posporre la discussione sulla parte in cui si potrebbe inserire una norma per salvaguardare la presenza femminile (sono state presentate 600 firme, include quelle di rappresentanti provinciali e regionali di Forza Italia). Poi il forzista Roberto Asquini e il Cpr Roberto Molinaro, tra i più testardi difensodi della legge, fanno sospendere la trattazione di sette articoli, tra cui quelli sulla soglia di sbarramento e sul premio di maggioranza. Ma salvo escamotage impossibili, al voto prima o poi ci si dovrebbe arrivare. "Sono allo sbando, in totale confusione: privi di uno straccio di progetto condiviso, ormai ragionano quasi esclusivamente sulla difensiva. Non so se stiano perdendo tempo per questo, o per una precisa strategia nata dalla paura di affrontare un voto popolare; a ogni modo stanno già registrando un fallimento che non potranno tenere celato agli elettori", dice il capogruppo dei Ds Alessandro Tesini. "Siamo in presenza di una maggioranza che registra una quarantina di voti, che ha discusso per mesi, partendo da dichiarazioni trionfalistiche sul perfetto accordo che datano da Villa Vitas, oltre un anno e mezzo fa. E che ora deve ammettere la propria impotenza".