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«Basta crociate, è prevista per legge»

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Radicali e sinistra: solo uno strumento meno traumatico

«Questa "rivoluzione" dipende unicamente dal fatto che alcuni medici non si sono vergognati di pretendere che una legge dello Stato non venisse sistematicamente disapplicata o sequestrata per ragioni di convenienza e di equilibrio politico generale». Carmelo Palma, capogruppo dei radicali in Consiglio regionale, difende la decisione del comitato etico che ha autorizzato la sperimentazione al Sant'Anna della pillola abortiva RU486.
Palma, insieme al collega di partito Bruno Mellano, ma anche alla capogruppo dei Ds, Giuliana Manica, è tra i promotori del progetto di sperimentazione. E proprio l'esponente della Quercia invita a «mettere da parte i toni da crociata e le polemiche strumentali e affrontarlo per quello che davvero è.
La sperimentazione rientra nell'ambito della legge 194. Dunque la pillola non è un passo avanti nella diffusione indiscriminata dell'aborto, come qualcuno scorrettamente sostiene, ma solo uno strumento meno traumatico rispetto all'operazione chirurgica cui la donna può ricorrere. Di questo si tratta, e di null'altro».
Manica sottolinea la necessità di «rafforzare gli strumenti della prevenzione, previsti proprio dalla 194 e ridotti dalla politica sanitaria della Regione, piuttosto che, come fanno certi crociati, attaccare un farmaco che finalmente arriva in Italia e che rende meno invasivo un intervento che segna un momento particolarmente difficile della vita delle donne costrette a ricorrervi».
Palma, però, mette in rilievo le contraddizioni presenti all'interno dei due schieramenti. «La prima regione italiana a sperimentare l'RU 486 è governata dal centrodestra. Una coalizione maggioritariamente contraria all'aborto ha scelto correttamente di non "boicottare" politicamente un'applicazione della 194 mentre in moltissimi altri casi, maggioranze plebiscitariamente "di sinistra" si sono ben guardate dall'attuare la legge».
Palma così prende le difese dell'assessore alla Sanità, Antonio D'Ambrosio che «fanno onore alla laicità del suo ruolo istituzionale» e mette sotto accusa l'atteggiamento di molti esponenti del ppi. D'Ambrosio, infatti, sembra al momento resistere alle pressioni che arrivano da autorevoli esponenti del suo partito.
Agostino Ghiglia, presidente provinciale di An, ribadisce il «fermo no all'ecstasy dell'aborto» e annuncia l'intenzione di «chiedere all'assessorato di non finanziare tale sperimentazione. I nostri legali stanno già studiando la legittimità della decisioni del sedicente comitato etico e le eventuali responsabilità, anche patrimoniali, nei confronti dell'azienda che se ne vuole fare carico». Parole di condanna arrivano anche da Sergio Deorsola, Rosa Anna Costa e Antonello Angeleri dell'Udc.
Antonio Saitta, capogruppo della Margherita a palazzo Lascaris, critica la Giunta: «Fin dal 1996 abbiamo sollecitato il governo piemontese ad intervenire con politiche attive a tutela della maternità per offrire una alternativa concreta all'aborto usato come metodo contraccettivo. Invece è arrivato solo il silenzio». Conclude: «In Piemonte stanno progressivamente aumentando le ragazze minorenni che ricorrono all'aborto. Dal '97 ad oggi c'è stato un aumento del 28%. Che cosa hanno fatto le istituzioni per prevenire una situazione di questo tipo? E' forse la pillola abortiva la risposta al problema?».

m.tr.

Data: 
Mercoledì, 30 October, 2002
Autore: 
Fonte: 
LA STAMPA
Stampa e regime: 
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