You are here

Il fascino antico della militanza e del sacco a pelo

Testo: 

di Filippo Ceccarelli

TUTTI a Tirana al congresso del Partito radicale dal 31 ottobre al 3 novembre» annuncia da giorni Radio Radicale. E poi, passando al tu e all'organizzazione: «Se viaggi in traghetto in posto ponte, con soggiorno in sacco a pelo...». In sacco a pelo? Chi usa più, in politica, il sacco a pelo? Gli ultimi si sono visti al G8 di Genova, allo stadio Carlini.
Nell'Italia del 2002 il sacco a pelo è roba da rivoluzionari, campeggiatori, escursionisti, adolescenti, scout, punkabestia. Da tempo il paese legale, governanti e opposizioni, si tengono a distanza da quell'oggetto simbolico di libertà e provvisorietà.
Pare di ricordare che alla metà degli Anni Ottanta ci fu addirittura una levata di scudi, estiva, contro i «saccopelisti», giovani turisti stranieri che invadevano le coste sistemandosi alla meglio; e per sedare le proteste ci volle l'autorità anticonformista dell'allora presidente Pertini: «Se avessi l'età - disse - me ne andrei in giro anche io con il sacco a pelo».
Bene, c'è chi lo fa ancora, vedi Emma Bonino, che da commissaria Ue anni fa per protesta passò una notte all'addiaccio, sotto Palazzo Chigi: in sacco a pelo. L'esperienza insegna che non bisogna mai perdere di vista i radicali. Tanto meno oggi che sembrano divenuti invisibili, cancellati e un po' anche auto-cancellatisi dalla scena pubblica.
Occorre tenerli d'occhio perché se i contenuti delle loro iniziative sono certamente degni anche se sproporzionati alla reale forza del partito («esportazione» della democrazia, antiproibizionismo, bioetica, europeismo, giustizia e anti-fondamentalismo), l'attenzione che i radicali riservano alle forme della politica si è spesso rivelata preveggente e - se si può qui utilizzare una parola impegnativa - anche profetica.
Ebbene, l'altro giorno alla radio c'era Pannella che spiegava con foga i vantaggi turistici offerti dal partito per chi volesse andare a Tirana, capitale tra le più povere e disagevoli al mondo.
Ecco, il biglietto ferroviario da Roma a Bari costa 36 euro, solo andata, ma se siete già iscritti e venite da lontano, ve ne diamo 25; altri 25 euro costa il posto ponte in traghetto; se però siete in cinque - calcolava Pannella - e venite giù in macchina, con i 25 euro a testa del partito riuscite a pagarci la benzina e vi rimane anche qualcosa in tasca.
Colpiva la povertà delle cifre, il risparmio tirato, sofferto. Il posto ponte. O il charter a prezzi stracciatissimi. La sistemazione in pensioncine, albanesi. O il soggiorno in «ambienti attrezzati», cioè brandine in una palestra. Tutto «comprensivo di sei pasti».
E quanto più suonava misero il prevedibile tenore di vita, tanto più veniva da pensare alle parcelle miliardarie dello studio Previti, ai ministri in elicottero, ai capi dell'opposizione con l'aereo privato, alle convention con le hostess, ai giornali di partito che nessuno legge, alle più vane e costose consulenze della politica ufficiale.
E i radicali a Tirana, con il sacco a pelo. Un fervore a suo modo romantico, francescano. Qualcosa che non esiste più e che invece a suo tempo aveva un nome preciso: militanza.
E tuttavia fa pensare che il partito meno visibile - per le censure e per i suoi errori - sia poi l'unico soggetto politico ad aver preservata intatta la propria militanza.
Pochi, certo, un po' settari e volte perfino sottoposti ad incombenze penitenziali, i militanti del Pr. Ma i soli a raccogliere firme sotto il sole e la pioggia; a sacrificare il loro corpo e il loro tempo; gli unici ad affrontare viaggi disagevoli e avventurosi; gli ultimi ad assumersi rischi personali, le galere del Vietnam e del Laos, la morte sui bordi delle strade ai confini con la Cecenia.
Per una politica che pensa solo a se stessa non sai se tutto questo appartenga al passato o al futuro. Ma intanto: sacco a pelo e posto ponte.

Data: 
Lunedì, 28 October, 2002
Autore: 
Fonte: 
LA STAMPA
Stampa e regime: 
Condividi/salva