di Fabrizia Sordo
Appalti pubblici più veloci nelle procedure e sicurezza in primo piano. Più cantieri e meno burocrazia, con l'accento sulla preparazione tecnologica dei concorrenti. Non solo massimo ribasso ma offerta economicamente più vantaggiosa. In caso di parità, avvantaggiata l'impresa residente in regione.
Appare all'avanguardia la nuova legge del Friuli Venezia Giulia - appena licenziata dal Consiglio regionale - che disciplina tutte le opere pubbliche sul territorio. La prima legge per questo settore che recepisce le direttive europee, superando nel contempo la "Merloni", a detta degli intervenuti al convegno di presentazione tenutosi martedì presso la stazione marittima di Trieste. Tangibile la soddisfazione di Federica Seganti, assessore del Carroccio all'Edilizia, Servizi Tecnici e Pianificazione territoriale, che ha profuso ogni impegno per portarla a termine. Una legge regionale per ovviare appunto al clima confuso della normativa nazionale, nata, come ricorda la Seganti «sotto l'effetto "passionale" dei fenomeni connessi a Tangentopoli».
La nuova normativa regionale mantiene una struttura comune sugli istituti generali con quanto in corso di predisposizione da parte delle altre regioni italiane «in modo da rendere omogeneo il comportamento di tutte le stazioni appaltanti» precisa l'esponente del Carroccio, «consentendo nello stesso tempo di assecondare le peculiarità locali». Procedure più snelle, quindi, e tempi di realizzazione più veloci, abbandonando asta pubblica e licitazione privata per parlare, con linguaggio europeo, di procedura aperta, ristretta, ristretta semplificata o negoziata, in base anche alla capacità di spesa e di progettazione dell'ente appaltante. Una progettazione che potrà sfruttare anche le professionalità già esistenti nella pubblica amministrazione, responsabilizzando nelle scelte chi è stato eletto dai cittadini. «Cittadini - conclude - che dall'aumento dei cantieri vedranno anche un aumento dei servizi e delle risposte da parte della pubblica amministrazione».