La battaglia di Yasha Reibman, consigliere regionali dei Radicali Italiani in Lombardia
Yasha Reibman, 27 anni, consigliere regionale dei Radicali italiani in Lombardia è il nuovo astro nascente della politica in Italia, pannelliana e non. In questa intervista per "l'Opinione" racconta tutto sulle sue ultime due battaglie: l'introduzione della marijuana terapeutica in farmacologia e l'entrata di Israele in Europa.
Perché vi siete occupati in Regione Lombardia di legalizzare l'uso medico della cannabis e cosa cambierebbe rispetto alla legislazione vigente?
Le Regioni hanno, secondo Costituzione, responsabilità sulla sanità pubblica. La mozione lombarda non chiede nulla di più di quanto sta già avvenendo in altri paesi: regolamentare l'uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati e procedere a una sperimentazione diffusa. In Gran Bretagna sono coinvolti oltre duemila pazienti. Invece oggi in Italia i medici non sono liberi di prescrivere in scienza e coscienza le cure che ritengono più adatte e i pazienti non possono riceverle. Più strumenti avrà il medico, migliore sarà la sanità pubblica.
Quali altri Paesi hanno legalizzato la canapa indiana per uso terapeutico?
Negli Stati Uniti ha cominciato la California, subito seguita da altri otto Stati. E poi Israele, Germania, Australia. Tutti paesi all'avanguardia nella medicina. Non solo, su un terreno grande quanto due campi di calcio, il Canada produce ogni anno 450 kg di canapa indiana destinata ai pazienti.
Regolamentazione per uso medico e legalizzazione delle droghe leggere. La stessa battaglia?
No. Due proposte differenti. Già oggi in Italia i medici utilizzano gli oppioidi, eppure morfina ed eroina restano, purtroppo, sostanze illegali. Inoltre, i paesi di cui parlavo prima non sono certo antiproibizionisti. Regolamentare l'uso medico significa semmai rifiutare l'esasperazione della logica proibizionista, che ha portato nel nostro Paese a proibire delle terapie per motivi ideologici.
Come hanno reagito i Cattolici di fronte a una proposta di questo tipo?
Ma questa è anche la proposta dei Cattolici! Il C.D.U., il partito di Rocco Buttiglione, ad esempio, ha sostenuto con forza la mozione che abbiamo promosso. Molti dei cattolici in Aula hanno votato a favore. Si tratta di ridurre le sofferenze agli ammalati, di ridare una speranza di qualità di vita a persone che soffrono. Cosa c'è di più cristiano? Per altro anche Giuseppe Laras, rabbino capo di Milano, ha sostenuto in una bellissima intervista al Corriere questa proposta.
Chi si oppone allora regolamentazione medica? E con quali argomenti?
Oramai nessuno. Persino La Russa, capogruppo di An alla Camera, ha accettato al Maurizio Costanzo Show l'introduzione in Italia del principio attivo della canapa indiana, "purché i pazienti non si facciano le canne". E' un primo passo avanti: ora devono passare dalle parole ai fatti e depositare un progetto di legge conseguente. Hanno paura che questa riforma possa aprire la strada alla legalizzazione delle droghe? Basta vedere quali sono i nostri compagni di viaggio. CDU e Forza Italia hanno votato con noi la mozione in Lombardia, Roberto Formigoni l'ha sostenuta: non mi pare siano diventati improvvisamente "cannaioli". Oppure qualcuno vuole sostenere che l'uso degli oppiacei in ospedale per i malati terminali ha fatto aumentare il numero dei tossicodipendenti?
Sirchia però non sembra convinto ad introdurre la cannabis in Italia?
Il ministro e professor Sirchia è serio. Ha voluto prendere tempo. Ha detto che non ha nulla in contrario 'purché vi siano delle prove scientifiche'. Basta una rapida verifica. Vi sono sei mila lavori pubblicati sulle principali riviste internazionali e le associazioni mediche, come la British Medical Association, che si sono espresse a favore. Pochi giorni fa la professoressa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice a vita, ha detto di condividere la proposta di regolamentare l'uso medico della cannabis. E numerosi medici la seguiranno.
Ne è sicuro?
Per una volta i medici e l'ordine dei medici hanno la possibilità di non chiedere le solite tre lire in più di stipendio, ma di fare una lotta per la libertà e la dignità della propria professione. Ma attenzione, non nego i problemi della busta paga. La borsa di studio degli specializzandi, ad esempio, è la stessa dalla metà degli anni '80 e da allora il prezzo dei quotidiani è raddoppiato!
Lei si occupa anche di Medio Oriente e della proposta radicale di far entrare Israele in Europa. Per Dini l'Italia deve proteggere i 3 palestinesi da possibili attacchi del Mossad, il servizio segreto israeliano.
Da chi e' stato ministro degli Esteri mi sarei aspettato maggior attenzione e onesta' intellettuale'. Dini e' quantomeno strabico: si preoccupa delle sorti dei tre terroristi palestinesi che l'Italia dovra' ospitare, ma non si accorge del rischio per gli stessi italiani. Non dobbiamo tanto proteggere i palestinesi dagli israeliani, ma gli italiani e gli obiettivi sensibili italiani dai terroristi palestinesi. Ochalan in confronto a loro è un boy scout. Si tratta poi di reclutatori di terroristi, dunque dobbiamo vigilare affinche' non proseguano la loro opera nel nostro Paese. Mentre la proposta di Marco Pannella di far entrare Israele negli Stati Uniti d'Europa è, al momento, l'unica finora sul tavolo che potrebbe cambiare radicalmente le carte in Medio Oriente,
Dini ha anche detto che l'Italia deve cercare un'occupazione per i 3 palestinesi...
Se non fosse una tragedia, sarebbe ridicolo. In Italia i detenuti non riescono nemmeno ad accedere ai benefici di legge e sono così condannati di fatto a restare chiusi nelle celle 21 ore al giorno in "riposo forzato". I detenuti in Italia sono decine di migliaia e Dini si preoccupa dei 3 terroristi palestinesi. Ora ho io una domanda.
Prego.
Per fare un piacere al Vaticano dobbiamo ospitare i 3 terroristi in Italia, ma i 600mila euro necessari per mantenerli saranno sul nostro conto?