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CONSULTA IN PANNE PER CRISI DI GARANZIA

Testo: 

Il giorno dopo l'alluvione di Firenze, sulle serrande abbassate di un antiquario comparve una scritta esilarante. Diceva: «chiuso per nervoso». Ecco, se fosse lecito scherzare, consiglierei al presidente della Corte Costituzionale, Ruperto, di far affiggere alle porte della Consulta quel cartello, visto che martedì la Suprema Corte non ha potuto tenere udienza. Perché? Perché il Parlamento non riesce a sostituire i due giudici scaduti da ben cinquecento giorni (non è un errore di stampa: sono proprio cinquecento giorni) e a quelle due assenze ormai croniche si sono aggiunte due assenze contingenti per malattia.

A preoccuparsi di questa lunga latitanza lesiva del più importante organo di garanzia, sono stati finora soltanto il Presidente Ciampi, i due presidenti delle Camere e Marco Pannella. Ciampi ha esortato deputati e senatori a uscire da questo impasse disonorevole. Pera e Casini hanno indetto per il 9 e 10 aprile una seduta a oltranza. Pannella, l'eretico anticonformista che si dimostra il più legalitario di tutti i politici italiani, si è impegnato in un pericolosissimo sciopero della sete, ricordando anche - e ha fatto più che bene - l'assurdità di una Camera dei Deputati che non riesce a coprire tutti i suoi seggi, per i noti pasticci connessi all'abuso delle liste civetta.

Come si sa la Corte è formata di quindici giudici eletti per nove anni: cinque li sceglie il Presidente della Repubblica, cinque gli alti gradi della magistratura, cinque il Parlamento. Ed è proprio il Parlamento - quello che dovrebbe essere il garante della collettività - a venir meno al suo compito. Pensate: da diciassette mesi Camera e Senato in seduta congiunta hanno mandato a vuoto le votazioni, anche quelle successive alla terza, quando il quorum si abbassa a 564 voti sui circa mille di senatori e deputati. Il centrodestra insiste su Filippo Mancuso, un finissimo giurista colpevole, agli occhi del centrosinistra, di essersi opposto a Scalfaro. L'opposizione aspetta ed è divisa fra Mancino, Violante e Mattarella. Ora, poiché nè la maggioranza nè l'opposizione possono riuscire ad eleggere il proprio candidato senza il voto di una parte del gruppo avverso, si rischia di andare avanti all'infinito con questo vergognoso e umiliante braccio di ferro.

Qualcuno aveva previsto, in verità, che il sistema bipolare avrebbe, di fatto, reso più difficile l'elezione dei giudici costituzionali. Ed aveva proposto (Bassanini ed Elia) di demandare alla Corte stessa il compito di cooptare i giudici mancanti, dopo una serie di fumate nere. Altri avevano suggerito di nominare tutti insieme i cinque giudici, in modo di raggiungere più facilmente l'accordo.

Sogni, sogni di giuristi che credono ancora nella possibilità del sistema di riformare se stesso. Se davvero ci fosse la possibilità di riformare la legge istitutiva del l967, sarebbe ancora più facile arrivare finalmente ad una onorevole intesa su due nomi, visto che tutti i candidati di una parte e dell'altra sono galantuomini e a vario titolo buoni esperti di diritto.

La verità è ancora peggiore di quanto dica Pannella. Ed è questa: sono tutti gli organi di garanzia ad essere in crisi, in questo momento. Ciampi fa del suo meglio ma, in verità, pochi lo ascoltano. Pera e Casini hanno indebolito la propria immagine con la brutta storia dell'elezione del CdA della Rai-Tv. La Corte è addirittura in panne, come una macchina senza più benzina.

Possibile che a nessuno dei tanti intellettuali ipergarantisti e adoratori (a parole) della legalità sia venuto in mente di fare, che so?, un bel girotondo intorno a Montecitorio? Possibile che proprio Pannella metta in gioco la sua vita per un sistema in cui non crede ma che, da legalitario autentico, rispetta?

Alberto Sensini

Data: 
Giovedì, 28 March, 2002
Autore: 
Fonte: 
IL GAZZETTINO
Stampa e regime: 
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