You are here

D'Amato: «Finalmente arrivano le riforme» Fassino: esecutivo arrogante con i poveri

Testo: 

Guidi: «Buone le iniziative per il Mezzogiorno». Bertinotti: rottura grave

ROMA - La Confindustria saluta con soddisfazione «l'inizio di quel processo di riforme di cui il Paese ha bisogno». L'opposizione invece sceglie le parole più taglienti per bollare come «folle», «arrogante», «classista» la decisione del governo di andare avanti sull'articolo 18. Una scelta, denunciano Ulivo e Rifondazione, che rischia di portare allo scontro sociale e che merita una battaglia «aspra e durissima»: dalla manifestazione indetta dalla Cgil per il 23 marzo allo sciopero generale del 5 aprile, senza escludere la possibilità di un referendum abrogativo.

GLI INDUSTRIALI - La prospettiva di uno sciopero generale unitario non preoccupa il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, convinto che la revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori porterà «migliaia di posti di lavoro». Se la tensione sociale aumenta, prevede il presidente di Confindustria, a pagarne il prezzo saranno gli stessi lavoratori, che scendendo in piazza perderanno il salario «per una modifica che non li riguarda affatto». Quanto alla limitazione al Mezzogiorno della trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, D'Amato sottolinea che gli industriali «avrebbero preferito un'applicazione più ampia» e auspica che la modifica introdotta dal governo sia «sperimentale».
Guidalberto Guidi, vicepresidente di Confindustria, ritiene «giustificata» la sperimentazione al Sud, anche se una diffusione generalizzata del provvedimento avrebbe creato più posti di lavoro stabili.
Sulla stessa linea il presidente della Rcs, Cesare Romiti: «Sono d'accordo con tutto quello che Guidi ha detto».
Il presidente dell'Ifi, Umberto Agnelli, è preoccupato per il clima sociale: «Sarebbe un peccato che le riforme del mercato del lavoro fossero rese più difficili dal mancato accordo sull'articolo 18, pressoché privo di grandi effetti pratici».

L'OPPOSIZIONE - Durissimi i toni dell'opposizione. Francesco Rutelli annuncia «battaglia contro i licenziamenti facili» e il segretario Ds, Piero Fassino, definisce le decisioni assunte ieri mattina dal governo «un atto di arroganza e di disprezzo verso milioni di lavoratori dipendenti».
La decisione di andare avanti «rischia di incendiare il Paese», teme il capogruppo della Margherita alla Camera, Pierluigi Castagnetti. E se il segretario del Pdci Oliviero Diliberto non vede margini per «compromessi o trattative», il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio si prepara a raccogliere le firme per abrogare con un referendum la scelta «arrogante e folle» di chi «cerca lo scontro sociale con tutto il mondo dei lavoratori». Il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti chiama le forze della sinistra sindacale e il movimento no global a una nuova stagione di lotta contro «una scelta di rottura sociale grave, irresponsabile ed avventurista». Il vero obiettivo dell'esecutivo Berlusconi, accusa Bertinotti, è «spezzare le reni al sindacato»: oggi con la modifica all'articolo 18, «domani con la messa in discussione del contratto nazionale, come chiede la Confindustria». Il clima è così teso che Alfonso Gianni, capogruppo del Prc in commissione Lavoro, attacca il centrosinistra, perché con le sue scelte sul tema della flessibilità del lavoro avrebbe «aperto la strada alle destre». E mentre i radicali giudicano la proposta del governo «sin troppo timida», aumentano le adesioni «illustri» alla manifestazione indetta per il 23 dalla Cgil in difesa dell'articolo 18. Qualche nome: Nanni Moretti, Andrea Camilleri, Francesco De Gregori, Nicola Piovani, Francesco Guccini, Stefano Benni.

Monica Guerzoni

Data: 
Venerdì, 15 March, 2002
Autore: 
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
Condividi/salva