E' sembrato ruzzolare nello stomaco dell'Ulivo - pesante come una pietra - il ricordo di Luciano Violante durante le battute finali dello scontro sul conflitto d'interessi. "a Berlusconui nel 94' offrimmo delle garanzie sulle sue televisioni. Non sarebbeo state toccate. Lo sa Berlusconi e lo sa anche Letta". Era già fuori da Montecitorio Francesco Rutelli: il suo fegato - improvvisamente indisposto - gli aveva consigliato un giro largo sulla piazza. Mugugnava il diessino Lolli, abituato a far politica secondo l'abc comunista. Se sei l'avversario neanche un caffè al bar.
Il volto pallido di Castagnetti, quello rosso per l'ira di Vincenzo vita, compassionevole di Diliberto, paonazzo di Pecoraro Scanio chiudeva la scena della mortificazione ulivista: "Altro che crostata questi hanno mangiato un panettone" a Violante è toccato immediatamente affrontare le sue parole ed il suo ricordo: "nel 94? Dicemmo che non sarebbero state fatte leggi di vendetta" l'obbligo alla sintesi ha prodotto sfortunatamente fraintendimento: comagni, né panettoni né tramezzini con Berlusconi.
Ma nel 94 chi c'era sul ponte di comando? Achille Occhetto: "A me non risulta nulla, la mia segreteria non ha mai avuto contatti delo genere con Berlusconi. Però negli anni ho appreso che molte cose si facevano senza dirle a me. Le parole di Violante hanno il pregio di renderci curiosi: adesso vorrei saperne di più". A metà di quell'anno Occhetto lascia, al suo posto va D'Alema, a dicembre s'insedia Dini. E allora conviene affidarsi alla memoria di ferro di Igino Ariemma, uomo di macchina e di potere nel perodo di transizione del Pci in Pds: "Non è un mistero che D'Alema abbia puntato già al tempo del governo Dini a coinvolgere Berlusconi nella stesura delle cosiddette regole. Era la sua strategia, espressa limpidamente. Beh se tu vuoi che io mi sieda con te come minimo devi garantirmi che non mi sfilerai il portafoglio."
Le televisioni, innanzitutto. Quello non era un momento bellissimo per Fininvest: molti debiti, molta fatica a trovare banche disposte a scucire soldi. Però alla fine riesce la trasfusione di liquidi per 500 miliardi, l'incontro con un ottimo sodalizio bancario guidato dall'Iimi in cui figurano i più importanti istituti di credito italiani: Banca di Roma, Cariplo, Bnl. Persino Monte dei Paschi di Siena, la banca che a Botteghe Oscure gode di stima indiscussa, si impegna nell'affare. E infatti l'operazione andrà a buon fine, la manovra finanziaria coglierà il successo. Fininvest riprenderà a correre. L'operazione ha il pregio di non risentire dei duelli in cui è pienamente coinvolto il proprietario dell'azienda. Per dire, solo pochi mesi prima Berlusaconi si era rifiutato di piegarsi al diktat stalinista di D'Alema: "Vuole ridurmi all'elemosina, mandarmi in esilio. Non mi negharò il passporto bontà sua."
"La politica è la politica" è lo storico refrain di ciriaco De Mita, da anni nella hit parade delle frasi cult di Montecitorio. Nel 95 la politica impegnava il governo Dini - macilento esecutivo tecnico nato fal ribaltone legjhista - a forme di rispetto e di tutela unversale. Ricordo l'ulivista Augusto Fantozzi, ministro delle Finanze del tempo: "Non sono a conoscenza di azioni governative che hanno aiutato Berlusconi a raccogliere il consorzio bancario, né di altre volte a mitigare i tassi d'interesse sui prestiti da concedere. Quel che so e che mi riguarda è una richiesta fattami da Gianni Letta di non aumentare l'Iva sulla pubblicità televisiva. E noi non aumentanno. Una seconda, avanzata da Silvio Liotta, presidente della commissione Bilancio, di non aumentare la tassazione sulle plusvalenze realizzate dalla vendita di azioni. Mi spiegò che questa misura avrebbe consentito a Fininvest di realizzare l'allargamento a nuovi partners azionari. Mi espose che una misura del genere avrebbe potuto condizionare positivamente il voto di Forza Italia sulla finanziaria. Accogliemmo la richiesta, ciò nonostante Fora Italia voto no".
Prima che Prodi raggiungesse Palazzo Chigi, Massimo D'Alema colse l'attimo e atterrò a Cologno Monzese, sede della Fininvest. 4 aprile 1996: il segretario del Pds incontra i lavoratori dell'azienda dell'avversario politico: Gli avevo chiesto impegni perché dopo le elezioni non ci fosse un day after con morti e feriti. E mi sembra che quell'impegno sia stato preso", ricorda in quel giorno Fedele Confalonieri.
"Particolarmente sorprendente che D'Alema abbia rinnegato la tesi 51 dell'Ulivo (una sola rete ai privati,due alla Rai ndr)" annota, sempre quel dì, Carlo Momigliano, vicedirettore generale di Pubblitalia. La politica è la politica?
di Antonello Caporale