Ha fatto bene il (quasi) nuovo presidente della Rai a pronunciarsi sul caso di Daniele Capezzone, in sciopero della fame da nove giorni contro la mancata informazione sui venticinque referendum promossi dal Partito radicale. Il problema esiste e il fatto che Baldassarre lo abbia citato come emblematico («Penso che tutte le opinioni rilevanti che emergono dalla società debbano avere uno sbocco sul servizio pubblico») denota sensibilità civile. Nonché un'idea della radio e televisione di Stato che merita attenzione. Allo stesso modo è opportuno che la Commissione di vigilanza ascolti le legittime richieste di Capezzone. Non si capisce come un complesso di leggi di iniziativa popolare possa raccogliere le firme necessarie se gli italiani non vengono messi al corrente. Il che riguarda in particolare la Rai. Non è accettabile che qualcuno in Parlamento, nelle file della maggioranza, alzi le spalle con sufficienza, con l'argomento che «il digiuno dei radicali non fa notizia». Al contrario, è grave che la democrazia italiana sia ancora così immatura da costringere qualcuno allo sciopero della fame per difendere le proprie idee.
Stefano Folli