Bonino: dagli Usa coperture alla ricca Arabia, la Russia potrebbe usare la «santa alleanza» contro i ceceni
ROMA - Emma Bonino non ha dubbi: si schiera subito con gli Stati Uniti per una risposta dura contro il terrorismo e chi lo protegge. Ma il leader radicale non risparmia severe critiche agli americani. Perchè di fronte alle denunce sulla violazione dei diritti umani in Afghanistan, pronunciate quando era commissario europeo, «non sono intervenuti» al pari di tutti i Paesi occidentali. Ma anche perchè avrebbero sempre «coperto» e «giustificato» l'Arabia Saudita per la sua ricchezza di petrolio. Non solo: pur convinta della necessità di ritorsioni «contro i responsabili» degli attentati, la Bonino mette in guardia dalla «santa alleanza» che si sta creando in questi giorni contro il terrorismo: «Potrebbe servire a Stati come la Russia per regolare definitivamente i propri conti con gli oppositori interni. Penso ai ceceni». Crede che sia giusto attaccare l'Afghanistan?
«Sono ormai quattro anni che giace a Bruxelles il rapporto allarmato che scrissi al ritorno di una mia movimentata visita a Kabul nel settembre del '97, in veste di commissaria europea responsabile degli aiuti umanitari. Sostenevo già allora che il regime illegale di Kabul andava respinto e combattuto dalla comunità internazionale. Lanciai anche, con l'appoggio del Parlamento europeo, una campagna per denunciare la discriminazione "razziale" nei confronti dell'intera popolazione femminile afgana. Ma incontrai uno scarso entusiasmo da parte della diplomazia occidentale. Segnalai che un Paese essenziale in termini geostrategici come l'Afghanistan, rischiava di diventare un focolaio di destabilizzazione mondiale. Senza avere una risposta. Non sono mai stata una Cassandra, ma avevo visto giusto. Peccato che i governi occidentali non hanno creduto all'allarme, compresi gli Stati Uniti».
Un'assenza colpevole? «La comunità internazionale ha assistito inerte per quattro anni al consolidarsi di un regime come quello dei Talebani, privo di qualsiasi legalità. Basta pensare che il suo primo atto fu quello di impiccare il presidente appena deposto in un'area "protetta" dalle Nazioni Unite e che da allora addestra terroristi e fornisce al mondo una visione barbarica dell'Islam».
Ma è giusto prendersela solo con l'Afghanistan addossando a quel Paese tutte le colpe riguardanti la copertura dei terroristi?
«La complessità dell'attacco portato avanti contro New York e Washington fa pensare a entità statale molto più organizzate dell'Afghanistan. A manovrare i terroristi potrebbero essere stati anche Paesi come l'Iraq o la Siria. Ma potrebbe avere giocato un ruolo anche l'Arabia Saudita».
Si tratta di un Paese considerato filo-occidentale e alleato degli americani.
«Questo è il punto. Ogni volta che qualcuno solleva il problema viene subito messo a tacere. Il motivo è semplice: l'Arabia Saudita è ricca di petrolio e nessuno, primi fra tutti gli Stati Uniti, hanno interesse a metterla sul banco degli imputati».
Un attacco all'Afghanistan non creerebbe una situazione insostenibile a livello umanitario per l'inevitabile coinvolgimento delle popolazioni civili e la fuga dei profughi nei Paesi vicini?
«Bisogna insistere su un punto: il dramma dei profughi non nasce ora. Esisteva già da quattro anni anche se nessuno se n'era accorto. Ogni ulteriore sofferenza che verrà imposta alla popolazione civile afgana va addebitata al regime di Kabul. La comunità internazionale ha oggi il dovere di aiutare l'Afghanistan a liberarsi dalla calamità dei Talebani».
Si è parlato di guerra "non tradizionale" e c'è chi continua a sostenere che non siamo in guerra. Che cosa rappresenta la mobilitazione generale contro il terrorismo e quale obiettivo deve avere?
«Dopo quello che è successo, non si puo' negare agli americani il diritto di perseguire e punire i responsabili delle carneficine di New York e Washington. Mi preoccupa però l'ipotesi che si risponda a questo nuovo livello di terrorismo immaginando un'"internazionale anti-terrorista". Perchè rischia di risultare un'alleanza equivoca: sarà libero infatti di aderirvi ogni governo che voglia regolare i conti con i "suoi" terroristi, veri o presunti. Penso a Stati come la Libia o anche alla Russia per quanto riguarda la guerra che stanno portando avanti contro i ceceni. Stiamo attenti a legittimazioni improprie».
E come altro bisognerebbe reagire?
«Preferisco pensare ad un'"organizzazione mondiale della democrazia" che riunisca gli Stati impegnati a rispettare regole, valori e principii universalmente riconosciuti ed escluda i Paesi che dichiaratamente, o di fatto, calpestano la legalità internazionale e i diritti fondamentali dei propri cittadini. Poi, per combattere l'estremismo fondamentalista bisognerebbe usare anche altre armi».
Quali?
«Noi radicali, dopo "Radio Free Europe" rivolta ai Paesi dell'Est europeo, pensiamo di lanciare "Voice of Europe" per raggiungere i Paesi coinvolti da questo tipo di problemi: un "bombardamento" di controinformazione, una promozione della democrazia per aiutare i cittadini di quelle nazioni a ribellarsi».
Roberto Zuccolini