TERRORISMO. INTERVENTO DI DANIELE CAPEZZONE SU "LIBERO"
Quello che segue è l'intervento di Daniele Capezzone pubblicato oggi a pagina 5 di "Libero":
Ricorrendo ad un armamentario retorico molto sperimentato, il Presidente della Repubblica Ciampi, rivolgendosi alla nazione dopo l'attacco subito dagli Stati Uniti d'America, ha ribadito che contro il terrorismo bisogna essere tutti uniti.
La mia convinzione è opposta: certo, occorre essere uniti nella disponibilità alla discussione, ma, ciò detto, proprio questi sono i momenti in cui occorre farsi forti delle divisioni, delle differenze, del confronto tra posizioni e lotte non necessariamente conciliabili. Anzi: spesso, assolutamente inconciliabili.
Io, in queste ore, non voglio essere unito a Pino Arlacchi, all'uomo inviato all'ONU dal centrosinistra e da Rifondazione comunista, che in questi anni, per le sue fallimentari campagne antidroga, ha ricoperto di denaro dittature sanguinarie, a cominciare da quei talebani afghani presso cui ha trovato rifugio e assistenza Osama Bin Laden. Applicazione selvaggia della pena di morte; segregazione delle donne; sistematica negazione dei diritti fondamentali: nulla ha fatto desistere Arlacchi dalla sua azione di finanziamento e legittimazione di questo regime.
Io, in queste ore, non voglio essere unito a don Vitaliano e a quanti, in occasione del G8 di Genova, hanno qualificato gli otto leader dei paesi occidentali come "gli otto Milosevic". Il Milosevic vero, il boia delle fosse comuni, dello stupro etnico, del massacro dei civili, non è stato fermato né da don Vitaliano né da Vittorio Agnoletto, ma dalla Nato, e, anche grazie ad una campagna radicale, è oggi sottoposto ad un giusto processo, quello che dovrebbe scattare presto per molti, troppi altri dittatori.
Io, in queste ore, non voglio essere unito a quanti, fino alle recenti dichiarazioni del segretario generale dell'Onu Kofi Annan e ai fatti di Durban, hanno costruito e alimentato una vera e propria "monocultura" anti-israeliana. Quasi nessuno sa, ad esempio, che, nell'aprile scorso, la Commissione diritti umani dell'Onu, riunita a Ginevra, ha approvato un documento nel quale (testualmente) si invita Israele a desistere dalla violazione dei diritti umani dei palestinesi, i quali sono stati invece assolti, in quella sede, da ogni accusa. Quel voto ha visto gli Stati Uniti soli e soccombenti rispetto al "cartello" dei rappresentanti delle dittature (e, va detto, in primo luogo delle dittature comuniste); e per giunta, a seguito di quello scontro e di quel voto, gli Usa non sono stati più designati a far parte della Commissione, che, quindi, per essere chiari, continuerà a discutere di diritti umani con una maggioranza politica guidata da Cuba e dalla Cina.
Io, in queste ore, non voglio essere unito a quanti, anche in Italia, alzano la bandiera comunista, a cominciare da Fausto Bertinotti. Qualcuno, prima o poi, gli chiederà di dire una parola, di levare un sospiro sulle migliaia di condannati a morte o sulle decine di migliaia di dissidenti chiusi in veri e propri campi di concentramento in Cina, o sulla condizione (galera, esilio, o morte) delle minoranze politiche, sessuali e religiose a Cuba, o, magari sulle migliaia di lavoratori a costo zero (cioè di veri e propri schiavi) che la Corea del Nord ha recentemente inviato in Siberia a "saldo" dei debiti contratti con l'ex Unione Sovietica?
Non so, e non faccio previsioni. Ma, ribadisco, questa è l'ora delle differenze, degli spartiacque: da una parte, ci sono quelli che lottano per l'affermazione del modello liberale dello Stato di diritto, per la conquista di quella democrazia che è sconosciuta innanzitutto alla stragrande maggioranza dei popoli arabi; dall'altra, ci sono quelli che ancora oggi si dichiarano a lutto, ma già domani cominceranno a fare i loro distinguo, e dopodomani torneranno a civettare con talebani, generali birmani, assassini cubani e macellai cinesi.
Daniele Capezzone
Segretario di Radicali italiani