NOSTRA INTERVISTA
Daniele Capezzone, 28 anni, segretario del partito, spiega la strategia di rilancio
I Radicali ripartono a raffica
Pronte 25 proposte di legge popolare sulle quali partirà a giorni la raccolta di firme
La battaglia dei Radicali riparte con 25 proposte di legge di iniziativa popolare, «un vero e proprio programma di governo liberale, liberista e libertario» come vuole lo storico slogan mai ammainato.
È la risposta alla sconfitta alle Politiche del 13 maggio (niente quorum e nessun eletto) cui è seguita l'ennesima metamorfosi: nuovo soggetto (Radicali Italiani) a raccogliere l'eredità della Lista Bonino, con azzerramento dei vertici e tesseramento (in poche settimane 600 iscritti e mille contribuenti); nuovo segretario, il 28enne Daniele Capezzone, ultimo nato della lunga covata di Marco Pannella.Capezzone, l'estate quale consiglio ha portato?
«Queste 25 proposte di legge già presentate alla Corte di Cassazione. La raccolta di firme - ne servono 50mila - parte il 21 settembre, il giorno dopo la manifestazione a Roma per l'anniversario di Porta Pia in ricordo delle vergogne del clericalismo».
Qual'è il significato politico del pacchetto?
«Restiamo convinti che esista nel Paese una larga parte degli elettori di centrodestra che non si riconosce in gente come i ministri Sirchia o Buttiglione; così come c'è un ampio elettorato di centrosinistra che non può essere d'accordo con Cofferati».
Però questa maggioranza liberista e silenziosa non vi ha votato appena pochi mesi fa
«L'unica rivoluzione positiva possibile in Italia è quella liberale. Si deve insistere. In cinque anni il centrosinistra non è stato in grado di fare nulla. Perfino nella cattolicissima Spagna, un uomo di destra come Aznar è riuscito in tre anni a far passare la pillola del giorno dopo, il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali, gli esperimenti sulla distribuzione controllata di droghe ai tossicodipendenti. La Casa delle Libertà? Un'accozzaglia di promesse impossibili. Agli imprenditori del Nordest, i primi a parlare in Italia di flessibilità e a porre il problema dell'immigrazione, chiedo: come fate a fidarvi di questo centrodestra? È diviso, confuso e arrogante».
Tra le 25 riforme ci sono delle priorità?
«Noi proponiamo la riforma del mercato del lavoro con l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori assieme all'istituzione di sussidi di disoccupazione, sul modello inglese; l'abolizione per il futuro delle pensioni di anzianità e con i risparmi ottenuti si potranno alzare assegni sociali e minimi; e in nome della libertà di religione chiediamo l'abolizione dell'8 per mille dell'Irpef. Dopo anni, torniamo anche a parlare di divorzio, suggerendo l'abolizione dei tre anni di attesa per ottenerlo».
Il vostro "programma di governo" non rischia di scontentare un po' tutti e di non trovare sponde in Parlamento?
«È un test per verificare la maturità del Parlamento: cerchiamo alleanze trasversali, partito per partito, tema per tema».
Riponete dunque nel fodero la spada dei referendum?
«No, affatto. Nel programma c'è l'abolizione del quorum per la validità del pronunciamento e dei divieti a sottoporre a consultazione certe materie. Solo in Italia il referendum viene vissuto come un giudizio di Dio. In Svizzera, dal '91 al '98, se ne sono tenuti 237; negli Stati Uniti ben 259. Dovrebbe essere un normale strumento di funzionamento della democrazia. Facciamolo diventare tale.».
Nel 2000 siete stati il primo soggetto politico al mondo ad eleggere parte del gruppo dirigente su Internet. Come prosegue?
«Il nostrowww.radicali.it è un sito di dibattito permanente, con un forum di oltre 45mila interventi, interattivo con gli organi dirigenti. Non è una vetrina, ma uno strumento vivo di confronto. Tra l'altro, in tema di rivoluzione telematica, noi proponiamo l'introduzione del voto elettronico. In Brasile, alle ultime amministrative, si è votato con questo sistema e un minuto dopo la chiusura dei seggi si conoscevano i risultati, senza brogli, nè lunghe attese. Qui in Italia il 13 maggio scorso siamo rimasti segregati nelle scuole dal ministro Bianco fino al mattino dopo».
Paolo Francesconi