Giovanni XXIII aveva tentato di superare il potere temporale della Chiesa. Con la sua morte, la lezione si è persa. La Chiesa di Wojtyla è trionfante, ma non certo "docens". E le sue posizioni influenzano governi e potere costituito. Giovanni XXIII impose quasi di sorpresa la convocazione e le modalità essenziali di tenuta del Concilio Vaticano II, evento che fu da una parte di straordinaria importanza evangelica, cristiana, umanistica, e dall'altra civile e politica. Il cattolicesimo reale ne venne, per un attimo della storia (del mondo e non solamente sua propria) sommosso, commosso, messo in crisi di crescita come espressione religiosa di potere nella sua gestione burocratico-curiale, clericale. Fu almeno psicologicamente liberato dal peso delle macerie del potere accumulatosi sulla fede e sulla Parola cristiane nella Sede di Roma. Tornarono per quell'attimo a fiorire teologie e teologi, culture e intellettuali, chierici finalmente non traditori fedeli anch'essi. Spiritualità cattoliche d'Oltralpe, francesi innanzitutto, tedesche, fiamminghe e anche britanniche, anglosassoni, sembrarono affermarsi malgrado il potere curiale, vaticano, e i potenti vertici di "Ordini", un tempo davvero religiosi, formatisi nel vuoto di religiosità del potere, della "puttana sciolta" romana, ma con il tempo normalizzati, integrati. Potemmo sospettare (o sperare?) che la straordinaria rinascenza cattolica francese di gran parte, fino ad allora, del secolo XX, (rinascenza tanto legata alle "leggi Combes" che avevano reso alla Chiesa francese la sua povertà e la parola); che il lavacro minoritario imposto alla Chiesa romana in tanta parte del resto d'Europa dalla religiosità Riformata innestandosi sul robusto ceppo della rivoluzione dei lumi, laico-occidentale; tutto questo e altro finisse di prevalere con conseguenze forse imprevedibili già per il nostro tempo. Il Concilio sembrò marciare spedito e definitivo verso il superamento della commistione costantiniana fra Cesare e Pietro, Stato e Chiesa, proclamando il superamento dei regimi concordatari, avviando una riforma profonda della putrida e violenta guerra sessuofobica in tema di amore, di libertà, di ricerca, di coscienza e di scienza, di libertà politica come fondamento storico anche del mondo cattolico ufficiale, di potere. Con la morte di Giovanni XXIII, ebbe immediato corso la reazione anticonciliare, temporalista della Curia, del potere burocratico, clericale ben più che chiericale, con Papa Montini si procedé con ritmo ossessivo alla repressione ed all'annientamento della "Chiesa conciliare", giovannea. La continuità intima del potere vaticano dal pontificato di Pio XII a quello di Paolo VI, successiva sorprendente scomparsa lampo di Papa Albino Luciani, la scelta preveggente di Carol Woitjla, di Papa Giovanni Paolo II, hanno fatto ben presto del Concilio Vaticano II una parentesi e una contraddizione della Chiesa romana, presto chiusa. Si è ristabilito il potere burocratico, chierico della continuità antirinascimentale, controriformistica, oscurantista, autoritaria, autocratica, mondana. Il suo "ordine" sembra oggi di nuovo regnare sovrano, grazie alla straordinaria forza e bellezza umana di Papa Wojtila, e in concordia profonda con il suo cattolicesimo " polacco", catapultato nel mondo mondano (mi si perdoni) dalla multinazionale mediatica a partire dalla sua " base" italiana, vaticana. "Ecclesia triunphans" ? Forse: ma docens sempre meno, affatto. Il Vaticano sembra - certo - aver sgominato ogni altro potere fondamentalista e confessionale, con l'eccezione di quello islamico. E ovunque dove questo non l'aiuta, a suo modo - come nell'immenso continente buddista, e quello residuo animista - il comunismo compie la sua opera. Eppure, come per l'impero e la Chiesa del comunismo reale, non è affatto improbabile che l'implosione incomba. Il Concilio è stato battuto, e non possono servire ormai a nulla la tardiva presa di coscienza, l'intuizione di Papa Wojtila che l'hanno probabilmente portato a aumentare il numero degli elettori cardinalizi del suo successore; nella quantità e soprattutto nella qualità, di alcuni nuovi cardinali, dove contro resistenze burocratiche compaiono prelati di ispirazione conciliare se non addirittura giovannea. "Addirittura", sottolineo. Perché la vicenda di Monsignor Capovilla, colpevole di intima compassione con il Concilio e il suo Papa, è stata ed è di per sé, di sufficiente, eloquenza. Sono andato fuori tema di attualità? Non credo. Il potere vaticano, il potere (non a caso non indagato) della burocrazia curiale è infatti contemporaneamente potere statuale esterno del vaticano e potere " religioso" interno e di magistero dei fedeli, della chiesa, (coincidenza significativa, mi pare). Le sue posizioni, le sue scelte, e i suoi interessi sono quindi di piena valenza innanzitutto politica. I suoi "dogmi", la sua "etica", i suoi interessi e bisogni vengono proposti e imposti, dove possibile, non già alle coscienze, ai fedeli, ma ai Poteri e Potenti di questo mondo, con il perenne, ossessivo ostentare i suoi "eserciti", mediaticamente promossi e esibiti, al pari -notiamolo (un po' di semiologia non fa male)- di tutti gli altri poteri di regimi antiliberali, antiumanistici, reazionari e violenti della storia di questo secolo. Ernesto Rossi ha cercato durante tutta la sua vita di ammonire che, a grattare solo un pochino la "fede" vaticana si scopre subito "la roba", acquisita e concupita. Non è per caso che, illustri laici e cattolici riuniti, dibattono "alto", ma molto meno si studia, si ricerca sugli "averi" e sugli interessi vaticani, "cattolici"; né nelle università né sulla stampa, né nei Parlamenti...Nessuno sembra fermarvi anche un solo attimo la sua attenzione. Sacralizzando, oggi, gli embrioni - che a mala pena i microscopi mostrano a chi li possieda e usi - come ieri i cadaveri, per sottrarli alla ricerca della scienza e della coscienza, questa Chiesa appare come quella degli epigoni del cardinale Bellarmino con stessi nemici da bruciare e da abbattere; le stesse speranze, stesse fedi, stesse umanità da annientare, ovunque nel mondo. Essendo riuscita a imporre, in concorso con pochissime altre potenze di questo nostro secolo (come l'Impero del comunismo reale) il materialismo sfrenato, la sessuofobia distruttiva, la predicazione procreativa, globalizzata e globalizzante, la bomba demografica, l'anticapitalismo, comune con la "cultura" fascista e quella comunista, il Vaticano si trova costretto a intervenire su tutto e tutti come chi presenta il pericolo della propria fine. Ho il forte sospetto e la fondata speranza che questo costituisca un fronte di difesa e di affermazione della vita e della libertà, e che sia anche il fronte sul quale la fede cristiana e cattolica dei più si trovi in una prima linea, dove siamo anche noi radicali. (20 AGOSTO 2001, ORE 15:45)