Il signor Pittoni nella sua analisi sulle difficoltà che le nostre aziende attraversano, a causa della concorrenza di quelle turche, trascura alcuni importanti aspetti giungendo a conclusioni errate, antieconomiche e antistoriche. Dovremmo domandarci per quali motivi le aziende italiane si trovano a concorrere con quelle turche o cinesi anziché con quelle degli altri Paesi della Comunità europea quali Germania, Francia, Inghilterra.
Perché mentre noi discutiamo dei dazi doganali per proteggere il settore tessile, altri Paesi con le loro industrie ad alta innovazione registrano costanti crescite dell'export verso i Paesi da cui noi vorremmo difenderci?
Avremo anche noi industrie come la Thyssen-Krupp (tedesca), capaci di realizzare a Shanghai un sistema di trasporti con treni a lievitazione magnetica tra i più avanzati del mondo? Significativo a questo proposito il 47º posto che il World Economic Forum ci assegna nella graduatoria mondiale della competitività, un posto dopo la Cina. Alcune considerazioni, infine, sui fondi europei. La Turchia avrà pure un Pil inferiore del 30% rispetto alla media europea, ma ha anche un tasso di crescita dello stesso Pil prossimo al 6%, più del doppio della media europea (per non parlare dell'Italia). Spagna e Portogallo al loro ingresso nella comunità presentavano situazioni simili e suscitavano preoccupazioni simili. Tuttavia, utilizzando efficacemente i fondi messi a loro disposizione, hanno saputo recuperare il divario che li divideva dagli altri Paesi. L'Italia, che è uno dei membri fondatori della Comunità, ha goduto per molti anni dei fondi europei, ma li ha un buona parte sperperati in assistenzialismo anziché sfruttarli per sviluppare le aree economicamente più arretrate.
Corrado Libra
tesoriere Radicali friulani
Radicali italiani