Accade che una delle caratteristiche che contraddistinguono l'agire politico dei radicali sia lo strumento referendario. Il 21 maggio del 1970, grazie al voto dei cattolici che volevano farne uso per abrogare la legge istitutiva del divorzio, l' introduzione del referendum fissava quella sovranità popolare che è solennemente affermata dalla Costituzione: "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Quattro anni dopo, il referendum metteva in luce il forte grado di insofferenza in moltissimi cittadini verso una legislazione che ignorava il fatto che l'intero Paese si era trasformato.
Un po' com'è accaduto in questi ultimi giorni di raccolta firme sul referendum sulla procreazione medicalmente assistita, allorchè i tavoli sono stati presi d'assalto dai cittadini decisi a sottoscrivere i quesiti referendari, in opposizione a un provvedimento legislativo anacronistico e illiberale.
Forse i sottoscrittori non lo sanno, ma dietro alla loro firma apposta vi è un intricatissimo procedimento burocratico, le ottemperanze sono molto complesse e coinvolgono tribunale e vari uffici comunali.
È grazie a questi uffici che viene salvaguardato e difeso il diritto costituzionale dei sottoscrittori, essendo la raccolta firme sottoposta a dei vincoli temporali molto stretti.
Uno degli elementi che ha consentito ai militanti di Udine di riuscire a svolgere con efficacia l'iniziativa popolare è stato proprio l'efficienza di questi uffici, dalla Polizia Municipale, alla segreteria del Comune di Udine passando per l' ufficio elettorale. Se l'iniziativa referendaria consente di far valere il diritto dei cittadini, nel caso di Udine la sovranità popolare è in buone mani, gli udinesi se la tengano ben stretta.
Gianfranco Leonarduzzi
Radicali Italiani Fvg