ROMA. Una nuova legge sulla procreazione assistita o il referendum. È questa l'alternativa che si pone ora che le firme sono un obiettivo praticamente raggiunto dai promotori, con i Ds che annunciano che gli ultimi giorni servono a «mettere al sicuro» il risultato mentre il radicale Capezzone ripete che i firmatari «si stanno accalcando» ai banchetti.
L'alternativa fra la legge e le urne vede i referendari giocare la partita da posizioni di forza, perchè la consultazione non potrà essere evitata da una legge che non accolga le loro posizioni. Non tutti però fra i referendari sembrano pensarla allo stesso modo su quale sia la carta principale e quale quella di riserva. Se i radicali, i Verdi e altri puntano decisi al referendum, c'è chi, come il capogruppo dei Ds, Luciano Violante, sostiene che fare una buona legge sarebbe meglio, anche per «fare prima» rispetto al referendum.
Gianfranco Fini è pronto a migliorare la legge purchè non la si cancelli e così pure il ministro Stefania Prestigiacomo. Anche per il ministro Carlo Giovanardi, la legge si può cambiare, ma devono restare fissati dei «paletti invalicabili».
Per il coordinatore della segreteria Ds, Vannino Chiti, e per Roberto Villetti, dello Sdi, a questo punto solo «un miracolo» potrebbe portare ad una normativa capace di soddisfare i referendari.
Un'iniziativa per evitare il voto è intanto annunciata dai Popolari-Udeur, che non vogliono un referendum che «avrebbe effetti devastanti». Ma l'iniziativa dei Popolari-Udeur sembra lontana dal poter riaprire i giochi su una materia che nell'Ulivo rende ancor più delicati i rapporti fra i Ds e la Margherita, e che nella Cdl, e in Forza Italia in particolare, pone problemi di convivenza fra diverse ispirazioni.