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Tu che mi stai leggendo, se hai a cuore questo Paese abbonati al Garantista e sostieni noi Radicali

Testo: 

A volte ci si chiede come definire un Paese in cui si muore di carcere e ci si uccide per debiti. Un Paese in cui si può perdere la vita a causa di un “disastro naturale” quando un nubifragio si abbatte su fiumi e torrenti dagli argini dissestati, o un terremoto arriva su costruzioni messe in piedi con mattoni forati, poco cemento e tante bustarelle.

Un Paese in cui i pensionati sociali ricevono una elemosina insufficiente anche solo ad un pane e una tazza di latte quotidiani, e un invalido grave riceve un rimborso di accompagnamento di circa 16 euro al giorno, che basta a pagare un aiuto per non più di due ore al giorno mentre per tutti il resto del tempo il disabile deve arrangiarsi da sé o restare immobile a vegetare.

E mentre nel frattempo ogni giorno si scoprono falsi invalidi che percepiscono indebitamente denaro perché medici infedeli hanno certificato malanni inesistenti, e mentre managers pubblici sono pagati a peso d’oro e le strutture – anche parlamentari – che dovrebbero essere al servizio del popolo costano cifre enormi e svuotano le tasche dei contribuenti.

Un Paese in cui il piccolo imprenditore o il lavoratore “autonomo” (che ha poca autonomia perché vincolato da leggi, regolamenti, ordinanze d’ogni tipo) passa il suo tempo a dibattersi nelle difficoltà burocratiche anziché rispondere alla legge universale del confronto sulla qualità, e della libera concorrenza.

Un Paese in cui si pagano le tasse sul denaro guadagnato col proprio lavoro, e se di quel guadagno si risparmia una parte pensando previdenti al futuro e la si investe, di nuovo poi si paga una tassa su quella stessa pecunia che si riteneva già affrancata dal tributo pagato. Un Paese in cui i governi occultano, la stampa acquiescente ignora e cancella diritti, e partiti di massa si accordano sul modo migliore di sottrarre al popolo quella sovranità che la Costituzione gli attribuisce: e lo fanno accantonando i loro stessi princìpi, valori, tradizioni, storia, pur di conservare il potere e la forza prevaricante.

Un Paese in cui nonostante tutto questo si fa festa perché la tecnologia nata dalla genialità di menti italiane ha collaborato a far saggiare di che materiale è fatta una cometa, dopo un viaggio lungo dieci anni e dopo altri dieci anni di ricerche: il che è legittimo, perché bisogna sapere tutto su ciò che ci circonda, tutto sul contesto in cui viviamo. E poco importa se poi vengono nascoste le nozioni, le conoscenze su ciò che accade agli esseri viventi giorno per giorno; poco importa perché a nessuno è chiaro che il diritto a conoscere la verità è un diritto umano e civile di pari valore rispetto al diritto di vivere liberi e con pari dignità rispetto ai proprio simili.

Penso che questo sia un Paese giunto al tempo terminale di un complesso di malattie gravi: un Paese schizofrenico, in preda a carenze cognitive, dissociato da ogni logica, avulso dalle proprie stesse radici originali. Messi all’angolo, ignorati da chi scrive e di conseguenza da chi legge i mezzi di comunicazione, ignoti all’opinione pubblica al punto che non se ne conosce l’esistenza, resistono al disastro un quotidiano ed uno smilzo gruppo di visionari che hanno per religione la libertà e per legge il rispetto delle regole. Il quotidiano, scritto da volontari coraggiosi e da collaboratori occasionali che ancora nutrono speranze, lotta ogni giorno con l’ostilità del sistema distributivo, con gli edicolanti che non vogliono “seccature”, con la posta che non consegna il giornale agli abbonati: il suo nome è Cronache del Garantista.

E quei quattro matti visionari che quando dicono “politica” pensano alla polis, e si studiano di produrre qualcosa di utile per i cittadini, che sono stati scacciati dalle istituzioni perché estranei ad ogni patteggiamento e malversazione, e ancora lavorano guardando alla stella polare di un futuro migliore per cittadini uguali fra loro, si chiamano da sessant’anni “Radicali”.

Se questo Paese non è davvero giunto alla fase terminale della sua irresponsabilità, dovrebbe sostenere questi ultimi due presidi di speranza -questo giornale e questi Radicali – contribuendo economicamente, offrendo qualche soldo per il lavoro quotidiano, abbonandosi al giornale e iscrivendosi al Partito Radicale: che non hanno legami di interdipendenza fra loro, se non quelli della stima reciproca e della “simpatia”, cioè (secondo l’étimo greco) della scelta univoca del sentire, di sentimenti e pensiero.

Passate parola, voi che leggete. Diffondete queste considerazioni e le convinzioni che ne scaturiscono. Pubblicatele nelle vostre pagine Facebook, trasformatele in tweet ripetuti, stampatele e fatele leggere ai vostri amici, ai parenti, ai colleghi, ai vicini.

Tu che mi leggi, chiunque tu sia, se hai a cuore questo nostro Paese, se hai capito la sua vocazione europea tuttora frenata dall’ignavia e dalla corruzione, muoviti, fai qualcosa, aiutaci a dar voce alla speranza: non lasciare che l’egoismo e i fanatismi uccidano l’anima del futuro.

* Militante (Direzione di Radicali Italiani)

Data: 
Sabato, 15 November, 2014
Autore: 
Laura Arconti
Fonte: 
Cronache del Garantista
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