Meglio un Cav. idealista che imputato. Per tutti. F.to Strik Lievers
“Nessuno dei 12 referendum radicali che Silvio Berlusconi ha sottoscritto sabato scorso incide sulla vicenda personale o giudiziaria di Silvio Berlusconi. Perciò il leader del Pdl, sostenendo il diritto degli italiani a esprimersi sui temi referendari, dalla giustizia ai diritti civili, compie una rottura rispetto alla routine italiana, al punto che questa mossa può suscitare idealità nell’opinione pubblica e restituire dignità al dibattito politico finora ridotto a mero scontro di potere. Insomma, il Berlusconi che rivendica la tanto citata ‘agibilità politica’ per fare davvero politica può essere un’occasione per Berlusconi stesso e per il paese”. A parlare con il Foglio è Lorenzo Strik Lievers, oggi storico dell’Università di Milano-Bicocca, dal 1987 al 1992 senatore dei Radicali, dal 1994 al 1996 deputato radicale nel gruppo di Forza Italia. Berlusconi e Marco Pannella (il leader radicale che prima ha braccato il Cav. perché firmasse pubblicamente tutti i referendum, che ieri ha incontrato il presidente della Repubblica per parlare di rientro nella “legalità costituzionale” e che oggi dovrebbe vedere il premier Enrico Letta) sono una strana coppia: “Sono personalità diverse. Pannella ha sempre puntato su grandi obiettivi politici, Berlusconi ha tentato di costruire occasioni di successo elettorale. Il caso dei referendum radicali sulla giustizia, boicottati nel 2000 da Berlusconi anche se in linea con le sue idee, illustra questa distanza. Ma i due rimangono capaci di incontri significativi”. Strik Lievers uno di questi “incontri” lo ha vissuto in prima persona: “Nel 1994, Forza Italia era una forza politica nuova che si presentava sotto il segno della rivoluzione liberale. I Radicali scelsero di giocare il ‘possibile contro il probabile’ – come dice spesso Pannella – Quel dialogo non finì in un’alleanza, ma passò attraverso un gesto di liberalità di Berlusconi che in sette collegi elettorali evitò di designare suoi candidati per sostenere noi”. L’intesa durò fino al 1996, ricorda Strik Lievers, poi il leader del centrodestra “ha seguìto sempre meno la linea della rivoluzione liberale”.
I Radicali, in compenso, rimasero fuori dal Parlamento per dieci anni. Perché oggi si reincontrano? “La questione della giustizia è uno dei fattori di fondo della crisi italiana. Giustizia giusta vuol dire certezza del diritto, quindi garanzie per chi investe, carceri più umane e molto altro. I Radicali da decenni si battono per una riforma. Nel 1987 vinsero il ‘referendum Tortora’ sulla responsabilità civile dei magistrati, il cui esito fu poi tradito dal Parlamento. Ora Berlusconi ha capito che la linea della difesa giudiziaria, tutta interna ai processi e che si limita alla polemica pubblica, è stata utile a procrastinare ma non a evitare la quasi eliminazione di se stesso. Come nel 1994, ha avvertito che le battaglie radicali possono dare forza al suo disegno. Ma non è solo questione di liberalità. Se Berlusconi si batterà per far votare gli italiani su tutti i referendum, facendo della politica un confronto di ideali, tornerà a essere un ‘fatto nuovo’, non un imputato – conclude Strik Lievers – I vertici della sinistra sono spiazzati: in un ipotetico voto referendario, dovranno superare la logica amico/nemico di Berlusconi. Se lo faranno, ci guadagneremmo tutti in ‘agibilità politica’”.