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"Noi stipati in una cella" Detenuto friulano dà voce ai compagni: «Carcere invivibile»

Testo: 

Ha già denunciato le condizioni della struttura di Pordenone: «A Belluno ancora peggio»

Mercoledì 12 Giugno 2013,
La lettera arriva dalla cella numero 103 del carcere di Belluno. A scrivere è Corrado De Pellegrin, 50 anni, friulano di Sequals, detenuto per una violenta lite avvenuta nel 2011. Un foglio e mezzo, scritto fitto fitto in stampatello, gli è servito per descrivere le condizioni di vita nella stanza che divide con altre cinque persone. La sua lettera, inviata al Gazzettino, è firmata anche dai compagni di cella e apre l’ennesimo scorcio sul sovraffollamento delle carceri già condannato dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, alla quale De Pellegrin qualche mese fa si è rivolto denunciando le condizioni di emergenza e invivibilità del carcere di Pordenone. «Qui a Belluno - scrive - la situazione è ancora peggiore».
«Siamo in sei persone - comincia la lettera - con letti a castello 2 x 3 (parlano di mettere la terza branda). L’igiene è pessima... Le pareti nere di muffa... Le misure della cella sono 4 x 4,50 circa, con bagno di 1 x 1,50 con turca e mini lavandino, il tutto condito con muffa e Dio sa cos’altro. Dimenticavo, si può andare in bagno, ma bisogna ricordarsi che dalle 7.30 alle 8.30 non c’è acqua e in più la porta non si chiude». Si lamenta perchè lo scorso agosto non hanno dato il permesso di un’ora in più di «aria ministeriale, cioè dovuta per legge». «Io sono qui dal 20 agosto 2012 - scrive - e sono uscito solo tre volte nell’area adibita ad aria». Si lamenta per l’igiene nelle docce, per il fatto che non si possono acquistare rasoi economici, ma solo una marca costosa («E chi non ha soldi? Barbone»). C’è poi la questione dei corsi di istruzione. Ci sono, ma secondo i sei detenuti della cella 103 non sono completi. Se le lezioni teoriche vengono tenute senza problemi, quelle pratiche non sarebbero supportate da adeguati fondi (alla lettera allegano anche il prospetto dei corsi di primo soccorso, antincendio, organizzazione aziendale e "professione artigiano"). I sei detenuti ricordano anche il dramma di un compagno suicida. «Sono stati i detenuti - scrivono - a staccare il corpo senza vita e portarlo in infermeria dal dottore per confermare il decesso».
Il caso del carcere di Belluno potrebbe essere oggetto di una segnalazione a Strasburgo. Quella fatta da De Pellegrin per la realtà di Pordenone è già stata presa in considerazione dalla Corte, che ha chiesto ulteriore documentazione. Il cinquantenne si era mosso in seguito alla sentenza che ha riconosciuto al bosniaco Izet Sulejmanovic un risarcimento di mille euro perchè ritenuto vittima di «trattamenti inumani e degradanti»: per cinque mesi aveva condiviso una cella di 16,20 mq. con altri cinque vivendo oltre 18 ore al giorno in 2,7 metri quadri.
© riproduzione riservata

Data: 
Mercoledì, 12 June, 2013
Autore: 
Cristina Antonutti
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Pordenone
Stampa e regime: 
Notizie dai consigli comunali: 
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