You are here

L'Italicum, lo scippo della carta referendaria, i radicali con Scalfari per difendere la democrazia

Testo: 

"Nell'Italia che si prefigura credo che ci incontreremo parecchie volte poiché, anche se le strade e i ruoli sono diversi, i punti di incrocio saranno numerosi", così Eugenio Scalfari si rivolgeva a Marco Pannella nel giugno del 2005, dopo la dolorosa sconfitta referendaria sulla legge 40 sulla fecondazione assistita.
Oggi penso che le strade di Eugenio Scalfari e i radicali possano incrociarsi , in questa fase dove la riforma della Costituzione e della legge elettorale sembra, purtroppo, in mano al solo Matto Renzi. I profili del premier attuale e del fondatore di Repubblica sembrano opposti. Matteo Renzi "passa" per il rottamatore, giovane, non ragiona ma twitta, spregiudicato ed arrivista, con un consenso popolare amplificato dal regime dell'informazione televisiva che gli assegna spazi e tempi mai concessi nella fase repubblicana ad un solo uomo. Si rileggano a tal proposito gli ultimi dati forniti dal Centro di ascolto televisivo di Gianni Betto che mostrano la coincidenza tra gli spazi televisivi consentiti a Renzi (41.1%) ed il risultato del PD alle europee (40,8%).
Eugenio Scalfari, ormai relegato dl sistema informativo all'editoriale della domenica su Repubblica, sembra non avere più il potere di un tempo nell'indicare e determinare le scelte della politica italiana ed oggi potrebbe rappresentare un argine al fiume in piena in grado di spazzare via le regole democratiche e i principi della Costituzione che nei cinquant'anni di vita partitocratica sono stati più volte violati.
Mi riferisco alla proposta di legge elettorale denominata "italicum" unita al progetto della trasformazione de Senato in una camera formata da 100 nominati non eletti dal popolo ma scelti dalla partitocrazia tra i consiglieri regionali ed i sindaci. Possibile che sulle porcate di Renzi in materia di legge elettorale e riforma costituzionale non riusciamo a trovare il modo di far capire a chi ci ascolta i difetti di quanto stanno proponendo?
Vi invito a rileggere il fondo di domenica scorsa di Eugenio Scalfari assolutamente condivisibile quando afferma : "La vera riforma della Camera sarebbe quella del collegio uninominale con un'unica soglia del 3-4 per cento e un premio riservato al ballottaggio tra i primi due o tre. È un sistema maggioritario che tutela al tempo stesso i due principi — che attualmente sembrano un ideale irraggiungibile (...). C'è, con varie e modeste varianze, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna, in Olanda, in Grecia, e porta con sé il Cancellierato. Ma porta anche qualcosa di più: il rafforzamento insieme del potere esecutivo e di quello legislativo. L'uno è più forte nelle decisioni che deve prendere con chiarezza e con la rapidità richiesta dalla società globale in cui viviamo. L'altro grazie al legame con gli elettori: diminuisce senza tuttavia annullarsi l'appartenenza al partito di origine e giustifica pienamente l'articolo costituzionale sulla libertà da vincolo di mandato."
E' necessario scoprire le carte che i partiti stanno giocando, e conquistando spazi per il dibattito, mettere in guardia i cittadini sul progetto che ha il solo obbiettivo di scardinare le regole democratiche, lasciando sempre più spazio alla partitocrazia negando in futuro la possibilitá di avere gli strumenti di scelte democratiche. Se al progetto dell'italicum e del senato in mano ai consiglieri regionali uniamo anche lo scippo della scheda referendaria con la proposta di raddoppiare il numero di firme per richiedere il referendum abrogativo allora il golpe è completo.
Perché non provare a riaprire il dialogo con il fondatore di Repubblica per uscire dall'isolamento e annientamento in cui noi radicali siamo stati relegati.
Siamo sull'orlo del burrone, e ritengo che l'unica alternativa sia di riiconvocare la Lega per l'Uninominale che aveva come obbiettivi "mettere tutti in guardia dall’illusione di sfuggire alla crisi di legittimazione riducendo la rappresentanza" e ponendo come punto prioritario di ridare il potere di decisione ai cittadini affinchè possano scegliere sia alla Camera che al Senato i parlamentari direttamente in collegi uninominali, dove a prevalere sia la storia ed il profilo del candidato nel territorio invece che l'appartenenza partitica. Finalmente una contesa trasparente e democratica tra i candidati consentirebbe di poter stabilire chi ci rappresenta per poter dopo cinque anni, alla luce del lavoro svolto, decidere se confermare la fiducia.
I collegi uninominali permettono di ridurre i costi della partitocrazia e allo steso tempo rafforzare il rapporto tra eletti e territorio nell'ambito di una struttura istituzionale che colleghi opportunamente sistema elettorale e forma di governo.
È possibile tentare un dialogo con chi ci sta,partendo magari proprio con Eugenio Scalfari alla luce degli ultimi editoriali apparsi su Repubblica?

Autore: 
Stefano Santarossa, membro comitato radicali italiani
Condividi/salva