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Le ragioni dei no agli impianti a biogas

Testo: 

Michele Governatori, ha affrontato nella sua trasmissione Derrick a radioradicale, il tema della proliferazione di nuovi impianti biogas in Italia.
Ho apprezzato molto che nel suo programma sia stato affrontato l’argomento biomasse/biogas, però ora vorrei far conoscere il punto di vista di una persona a cui hanno costruito una centrale a biogas da 1 MWh a poche centinaia di mt. da casa e che per questo motivo fa parte di un comitato locale, di un coordinamento regionale e di un coordinamento nazionale.
Nonostante nel 2012 sia stato già raggiunto l’obbiettivo di sviluppo delle Fonti di Energia Rinnovabile (Fer) fissato per il 2020 dal Piano di Azione Nazionale (a) (Pan), lo Stato Italiano continua ad incentivare la realizzazione di nuovi impianti a biogas.
Alla data del 30 giugno 2013 erano attivi 1175 impianti per una potenza complessiva installata di quasi 1000 MW.
Per 15 anni lo Stato Italiano dovrà pagare 2 miliardi di € all’anno per l’energia elettrica di quantità marginale (b), costosissima(c), prodotta da impianti altamente inquinanti (d), nocivi per la salute (e),inefficienti (f), di forte impatto ambientale (g) e che sottraggono produzione di cibo ad animali ed esseri umani.
Gli investitori/speculatori attratti da profitti teorici altissimi ͪ che diventano maggiori laddove, al posto delle colture dedicate, vengono utilizzati rifiuti spesso sottratti dall’obbligo del rispetto della normativa specifica.
Una considerazione di carattere personale, parlo della centrale a biogas di San Foca in provincia di Pordenone... Mi chiedo come mai un’Amministrazione Comunale abbia ‘piazzato’ (a seguito di una variante ad hoc del P.R.G.C. nel 2010) un impianto a biogas a ridosso della zona residenziale e perchè abbia fatto gli interessi di un signore proveniente dalla provincia di Padova a discapito della propria cittadinanza? Questo è stato il motivo che ci ha portato a costituire un comitato. Noi riteniamo fosse dovere dell’Amministrazione Comunale mettere al corrente la popolazione residente di un’attività così impattante e soprattutto, per chi come me, risiede nei pressi dell’impianto, venirne informati sin dalle prime fasi.
Ci siamo trovati davanti al fatto compiuto a cantiere recintato l’8 agosto 2012 con una centrale da erigere e da far entrare in funzione entro il 31/12/2012 (e cioè solo dopo 4 mesi dall’inizio dei lavori...) per poter usufuire della forma di incentivazione più alta quale ‘tariffa omnicomprensiva’ pari a € 0,28 per kWh prodotto.
La centrale gemella di San Foca si trova a Limena (PD), nel marzo 2013 è stata emessa dal Sindaco di Limena ‘un’ordinanza per la messa in sicurezza d’emergenza delle vasche di stoccaggio del digestato liquido contaminato da PCB al fine di impedirme la tracimazione ecc...ecc..’ avendo rinvenuto contaminazione da PCB (policlorobifenili) nel digestato liquido e nel digestato solido stoccati presso l’azienda. Contaminazione già presente nel settembre 2012... Ed intanto il digestato da settembre 2012 a marzo 2013 è stato sparso sui terreni del padovano, mi chiedo fertilizzandoli solamente?
Non voglio dilungarmi troppo, ma nemmeno che queste cose passino senza la giusta attenzione. Noi siamo la gente danneggiata dal biogas che arricchisce pochi a danno delle collettività. Nelle Procure di tutte le città ci sono una quantità enorme di esposti in attesa. Ma di cosa?
Le posso assicurare che gli iter autorizzativi di questi impianti presentano molte incongruità ed anomalie tant’è che nessuno li verifica prima, nè si effettuano i controlli dopo. Perchè non si interviene con sanzioni o sequestri?
Gli unici che verificano gli iter autorizzativi sono le persone che costituiscono i comitati, i quali, passando al setaccio faldoni di documenti vi ritrovano, putroppo, molto che non ha a che fare con la trasparenza e la conformità.
Perchè gli impianti a biogas che non rispettano tutti i requisiti previsti dalla norme vigenti possono accedere ugualmente alle tariffe incentivanti non avendone le caratteristiche?
Questa situazione può creare condizioni favorevoli per attività illecite in un settore notoriamente incline all’infiltrazione della criminalità organizzata.

Note:
a) Produzione da FER 2012: 92460 MWh su un Consumo Interno Lordo pari a 336249 MWh pari al 27,5% a fronte dell’obbiettivo del 26,4% fissato dal PAN per il 2020. Secondo l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas l’Italia è autosufficiente. La richiesta di punta fu toccata nel luglio 2005 con 56,8 GW, mentre oggi siamo a 25-30 GW con tendenza in calo. Ma l’installato, cioè la capacità dei nostri impianti, è oggi di 121 GW in crescita.

b) La produzione da impianti a biogas nel 2012 e' stata pari al 1,2% del consumo interno lordo nazionale.

c) L’energia elettrica prodotta da impianti a biogas di potenza < MW viene pagata a Tariffa Omnicomprensiva di 0,28 €/KWh, quando il prezzo medio per la cessione negli ultimi anni è variato fra 0,067 e 0,077 €/KWh.

d) Le emissioni massime dichiarate dai progettisti di impianti da 1 MWe sono:
Ossido di carbonio CO ​18.000 kg/anno
Ossidi di zolfo ​SO2 12.600
Composti del cloro​ HCl 360
Biossido di azoto ​NO2 16.200
Composti organici volatili​ COV 5.400
Polveri 360

Tali emissioni sono nettamente superiori rispetto ad una moderna centrale a turbogas (a parità di energia generata).
E' intuile che una unica grande centrale riesca ad ottenere emissioni più limitate e più controllate rispetto ad una moltitudine di piccole centrali di pari potenza complessiva. Tale situazione è verificabile confrontando i dati rilevati da ARPA in particolare le polveri sottili (PM10) risultano 1,8 volte superiori, il biossido di azoto (NO2) risulta 3 volte superiore, l’ossido di azoto 8 volte superiore e i Composti Organici Volatili (COV) che comprendono anche formaldeide, benzene e diossine, risultano addirittura 743 volte superiori.

e) Un impianto a biogas è responsabile, direttamente ed indirettamente, di patologie umane gravissime. Il digestato, prodotto di scarto finale dell’impianto, è responsabile del proliferare di spore di Clostridium, diversi batteri gram-positivi anaerobici responsabili, nelle loro varietà, di tetano, gangrena gassosa (produzione di α-tossina), tossinfezioni alimentari, necrosi dei tessuti, botulismo, come si evince dalla letteratura in materia. Inoltre il digestato, sparso al suolo produrrà un percolato che andrà ad intridere il terreno raggiungendo le falde acquifere, limitandone le possibilità d’impiego, oltre la possibilità di diventare nitrosammine la cui cancerogenicità è nota.
Un altro importante fattore di inquinamento e di conseguente pericolo per la salute della popolazione sono le polveri secondarie che hanno azione di trasporto di tutte quelle sostanze inquinanti, come ad esempio le diossine, che in questo modo raggiungono distanze maggiori.

f) In genere solo il 40% dell’energia prodotta viene utilizzata. Il rimanente è energia termica non utilizzata e dispersa nell’aria.

g) Le leggi regionali vigenti conformi alle linee guida del D.Lgs. 152/2006 prevedano l’assoggettamento alla procedura di VIA e screening solo gli impianti di potenza superiore a 50 MWt corrispondenti a 17 impianti da 999 kWe.

h) Un impianto da 999 kW può incassare € 2.200.000 all’anno (sicuri, garantiti e senza ritardi) a fronte di spese correnti per € 550.000 ad una quota di € 500.000 per ammortamenti ed oneri finanziari, con una redditività del 52% a bassissimo rischio imprenditoriale ed una tassazione agevolata da azienda agricola.

Autore: 
Giovanna Casalini - Membro della giunta di Radicali Friulani e iscritta a radicali ecologisti
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