Il CIE di Gradisca e il fallimento della Bossi-Fini. Vanno abrogate le norme che ostacolano il lavoro e il soggiorno regolare con i referendum radicali
Il grave incidente al recluso al CIE a Gradisca è la prova del fallimento dell’intero sistema della gestione dell’immigrazione nel nostro Paese in seguito all’entrata in vigore della legge Bossi-Fini che ha introdotto condizioni di vita disumane, abusi e violenze nei centri di accoglienza insieme a una pessima gestione amministrativa.
E’ ora di rimettere in discussione la questione dei Centri di identificazione e l’intera legge Bossi-Fini. Di fronte all’inerzia del Pd e della sinistra, noi radicali abbiamo inserito due referendum sull’immigrazione: uno per abrogare il reato di clandestinità, un reato aberrante che punisce una condizione anziché una condotta e uno per eliminare quelle norme che incidono sulla clandestinazzazione e precarizzazione dei lavoratori migranti.
Il primo quesito che abroga l'articolo 10 bis, del T.U. sull'immigrazione, cancella la norma che introduce un reato aberrante che criminalizza una condizione anziché una condotta. Il secondo quesito abroga quelle norme che costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro (creando l’effetto “concorrenza sleale” con i lavoratori italiani) oppure che li obbliga al lavoro nero o al servizio della microcriminalità.
Ricordiamo che si possono firmare i dodici referendum in tutte le segreterie comunali e ai tavoli dei radicali presenti nelle piazze.