Una donna al Quirinale? "Io penso che il nostro Paese è maturo da quel dì, ma le resistenze non vengono né dai cittadini né dall'opinione pubblica. Vengono, non solo per la presidenza della Repubblica, dai partiti politici, che sono la struttura più maschilista che io conosca al mondo". Emma Bonino, negli Stati Uniti per un giro d'incontri istituzionali, non si sottrae alla domanda che le pongo con riferimento alle recenti affermazioni del presidente Napolitano che, segnalando tali "resistenze" ha auspicato che il momento di una donna al Colle arrivi "presto".
Parlando nell'atmosfera informale di un incontro organizzato nella capitale americana dall'associazione Italians in DC Emma Bonino, che ricorrenti voci indicano come come una potenziale candidata a succedere proprio a Napolitano, sembra sgombrare il campo dalla prospettiva personale: "Se di me ci mettete che non solo sono una donna, ma sono anche radicale e rompicoglioni, e se guardo al Parlamento attuale, che poi è quello che eleggerà il prossimo presidente, il risultato dell'intera vicenda è che non esiste proprio. Ma può darsi e io spero, che venga qualcun altro, che comunque è un segno di cambiamento. Non necessariamente positivo - il cambiamento può anche essere mediocre o negativo - però certamente sarebbe un segno diverso".
L'esponente radicale, che nella sua carriera politica ha alternato battaglie per i diritti civili a incarichi istituzionali (Commissario Ue, Vicepresidente del Senato, ministro degli Esteri), articola il suo ragionamento. Spiega che "le donne non fanno tanto rete: non è che basti essere donne per essere migliori. Ma volendo considerare degli individui e non delle categorie, perchè non siamo nè un sindacato nè una categoria, la rivoluzione nel mio Paese sarebbe considerare le persone nel merito e come individui. Da questo punto di vista, secondo me, non c'è più nessuna resistenza nell'opinione pubblica. Anche perchè la classe maschile di questo Paese non è che abbia dato ricordi, come dire, brillantissimi".
Bonino poi rimarca un segnale di discontinuità in un dicastero finora appannaggio di politici maschi. "È un segnale, avrete notato, può piacere o non piacere, ma è la prima volta nella nostra storia che abbiamo una - sottolinea scandendo le parole - signora ministro della Difesa", dice riferendosi a Roberta Pinotti. Ma resta moltissimo da fare per scardinare altri ambiti quasi esclusivamente maschili a livello di vertice.
"C'è certamente un dato di classe dirigente, e quando parlo di classe dirigente non parlo solo dei partiti politici, ci metto anche i corpi intermedi. Non è un caso che ci sono un sacco di giornaliste bravissime, poi vai a vedere quante sono le direttrici di un giornale? Una. Le donne sono bravissime nelle università, quante sono rettrici di Università in Italia? Due. È pieno di donne nei servizi bancari: quante sono le donne che dirigono un istituto bancario? Nessuna. Quando dico classe dirigente conservatrice e un po' maschilista vado al di là dei partiti politici, poi ci saranno mille ragioni. Però l'Italia è un Paese in cui la classe dirigente è sicuramente maschile e quindi come tale tende a difendersi in qualche modo".
A ben guardare le parole di Emma Bonino non sono poi così diverse, nell'invito alle donne a farsi avanti, da quelle del presidente Napolitano. Dice l'esponente radicale:
"La verità è che come donne o ci facciamo avanti oppure nessuno ci regala niente. Quello che dico alle ragazze giovani sedetevi al tavolo, sgomitate voi se lo volete perchè comunque nessuno vi regalerà niente, mica per cattiveria ma perchèi posti sono tutti occupati. Ti fanno i ponti d'oro finchè fai la commessa, l'assistente universitaria, la giornalista d'assalto. Appena pensi di andare un pò più su. Io non vedo altre scelte che volerlo pagando tutti i costi che ci sono da pagare perchè se aspetti che qualcuno di coopti".
Bonino non trascura un commento sul governo Renzi. "Abbiamo il dovere di sperare che il governo Renzi riesca" afferma, puntualizzando comunque di "non aver apprezzato" il metodo che l'ha vista sostituita bruscamente alla guida della Farnesina con Federica Mogherini, con la quale ha comunque un "ottimo rapporto" di collaborazione.
"Proprio per come è nato - aggiunge - Renzi aveva bisogno di una legittimazione, che è stato l'esito delle elezioni europee ed è stato il suo obiettivo in questi tre mesi. Comprensibile da questo punto di vista. Adesso deve governare, che è un'altra pagina. Ma imparerà se vuole imparare. Una campagna elettorale è fatta con uno al comando, governare un Paese non si fa con uno al comando. Ma noi abbiamo tutti il dovere di sperare che funzioni. Di non praticare, io non l'ho fatto mai, il tanto peggio tanto meglio. Per cui per esempio nel mio campo ho un ottimo rapporto con Federica Mogherini: quando pensa a chiedermi un'opinione non ho problemi a cooperare e a fare".
Ultimo, ma non certo in ordine d'importanza, un commento sulle recenti elezioni europee.
"Non credo che il problema dell'Europa sia il 20% di anti-europei. In un sistema democratico sano il 20% è fisiologico, può persino essere utile. Dovremmo evitare di criminalizzarli tutti e di farli diventare un blocco. Per esempio i finlandesi del True Finn non hanno nulla a che vedere né con la lega né con Marine Le Pen. E nel frattempo ci sono degli antieuropei come Tsipras, per mancanza di Europa. Un po' di politica seria, insomma, potrebbe evitare un gruppo antieuropeo di 100 deputati. Quello che mi spaventa molto di più è la mediocrità delle proposte dei proeuropei. Tra di loro non si è mai aperto un dibattito serio e trasparente".