Riporto l'intervento pronunciato durante il consiglio comunale a San Quirino il 10/06/2013:
Facendo seguito al ritrovamento del PCB (POLI-CLORO-BIFENILI) nella centrale di Limena del sig.Tosetto, il comune di San Quirino ha il dovere di disporre nuove analisi a proprio carico da effettuarsi all’interno dei digestori della Sito Energy a San Foca e di renderne pubblico il risultato alla cittadinanza di San Foca così da tranquillizzare tutti i residenti, in particolar modo le famiglie che vivono nei pressi della centrale soprattutto chi ha bambini piccoli.
Come è noto le popolazioni possono essere esposte attraverso l’aria, l’acqua potabile ed il cibo e per questo motivo chiediamo (? chiedo) che l’Amministrazione comunale non faccia, come sempre per questa vicenda, ‘orecchie da mercante’ ed affronti con responsabilità questa richiesta legittima e logica.
L’evidenza clinica suggerisce un legame tra l’esposizione ai PCB ed un aumento nel rischio di cancro del sistema digerente (fegato) e del melanoma maligno. L’esposizione è anche associata a deficit riproduttivi, ritardo nella crescita, ritardo nello sviluppo, effetti neurologici, alterazioni del sistema immunitario, cloracne e alterazioni della pigmentazione della cute, alterazione alle unghie e alle gengive.
Inoltre la questione riguardante l’impianto di Via Partidor è molto seria: si è parlato di ‘tentativo di sabotaggio’ notturno sventato dal guardiano… perciò da parte dell’Amministrazione comunale disporre tali analisi è il minimo che si possa chiedere. Solo rendendo pubblici i risultati di tali analisi la popolazione potrà essere tranquillizzata e solo constatando alla voce PCB che il valore risulti 0 (zero), perché così deve essere (il PCB non si trova al supermercato, è vietato da molti anni essendo tra le 12 sostanze più pericolose esistenti al mondo), saremo tutti contenti e soddisfatti.
Inoltre proseguo leggendo uno stralcio di un articolo di Fulvio Mattioni pubblicato dal Messaggero Veneto il 30 maggio 2013 che titola così “Le energie rinnovabili e i ritardi del piano in Friuli Venezia Giulia”:
“Una giunta comunale in pochi minuti decide che a 200 metri dal centro abitato è legittimo costruire un impianto a biogas di 350 kw. Come mai? Perché una Agenzia provinciale per l’Energia ha detto che la distanza è quella giusta. In nessun altro caso si è utilizzato un parametro così ridotto, ma la distanza è pennellata a misura di quell’impianto risultando, dunque, giusta. Anzi, giusta giusta. Un Piano energetico regionale così obsoleto ed inadeguato da non contemplare nemmeno la voce biogas. L’ex assessore regionale all’agricoltura e il presidente della suddetta Agenzia provinciale risiedono nel raggio di un chilometro dall’impianto ma sono incompetenti ad agire. Anzi, nessuno è competente ad agire nonostante che gli impianti di biogas per la produzione di biomasse siano una attività industriale, vengano localizzati in ambito agricolo e producano un forte impatto ambientale. Necessitano, infatti, di uno stoccaggio ingente di materiale, sprecano – scaricandola nell’aria – i 2/3 della produzione di biogas e richiedono che il digestato, residuo dall’attività di produzione dell’energia (pari ai 3/4 di ciò che viene immesso nel digestore) venga disperso nei campi. La popolazione interessata all’impianto non sa di esserne interessata...”
Come mai l’Amministrazione comunale di San Quirino che sapeva da molto tempo del progetto della centrale non ha mai detto nulla ai cittadini di San Foca?
Una centrale elettrica alimentata a biogas è cosa seria e complessa, non è sufficiente fare sopralluoghi ad impianti analoghi… annusando, vedendo e ascoltando ciò che il proprietario dice delle meraviglie del proprio impianto.
Bisognerebbe capire cosa sono i Megawatt elettrici, i Megawatt termici, la biomassa da introdurre, la sostanza secca, la sostanza volatile, il cogeneratore o cosa significa lavorare in assetto di cogenerazione, il digestato etc. etc.
Questa centrale non doveva essere autorizzata perché l’azienda Sito Energy non era in grado produrre la quantità di biomassa sufficiente per la produzione di 1 Megawatt di energia elettrica, come scritto nel piano regolatore di San Quirino.
Non si autorizza un impianto che dichiara 1 Megawatt/ora quando i terreni sono insufficienti per sostenere la produzione per almeno il 70% (NTA comunali). I rendimenti agrari medi italiani si assestano attorno alle 50/55 ton. di silomais per ettaro, come può una terra chiamata “Magredo” (terra arida, povera) produrre 65/70 ton. per ettaro?
Le varie relazioni agronomiche prima assicurano che è garantita la prevalenza di biomassa aziendale rispetto a quella estranea (70%), poi scrivono l’esatto contrario, poi ancora garantiscono che vi è prevalenza.
Non si autorizza un impianto che utilizza un gruppo elettrogeno mosso da un motore di quasi 50.000 di cilindrata che per ogni giro motore aspira 50 litri di aria che poi verranno restituiti all’ambiente “inquinati”, e questo lo farà per 1500 volte al minuto, tanti quanti sono i giri del motore, per 24 ore al giorno e per circa 342 giorni all’anno.
Non si autorizza un impianto che batterilogicamente può essere una bomba che attraverso il digestato può diffondere il botulino e anche esporre i cittadini al rischio di infezioni da tetano…
Alla comunità Italiana la centrale di San Foca costerà complessivamente 25.855.200 euro per i 15 anni di incentivo, con un guadagno per la proprietà di 9.000.000 di euro circa senza aver praticamente assunto nessuno. I calcoli sono ricavati sulla base delle dichiarazioni nelle relazioni agronomiche all’interno dell’autorizzazione unica, di conseguenza dimostrabili.
Queste centrali non hanno senso, non sono di pubblica ma solo di privata utilità e possono essere veramente pericolose.
Non vanno più costruite da nessuna parte!
Tutto quello che è successo a San Foca, noi del comitato, sosteniamo sia un gran pasticcio e che la speculazione e l’inquinamento sulla nostra terra sia un problema gravissimo che quest’ Amministrazione si è presa in carico e che, speriamo solo moralmente, ne sarà pienamente responsabile.
Chiediamo, a questo punto, viste le implicazioni di carattere sanitario che la richiesta presentata il 25/02/2013 di variare la dieta all’impianto, venga analizzata approfonditamente e non passi col silenzio assenso e che l'Amministrazione eserciti l’autonomia che all’Ente Comune è conferita dalla legge impegnandosi a far chiudere l'impianto al più presto se risultassero violazioni alle prescrizioni autorizzative, violazioni alle norme di legge, cattiva conduzione e gestione dell’impianto da poter creare situazioni di pericolo per uomo ed ambiente.