Il Carroccio gioca d’anticipo e chiede di rinunciare ai prossimi ingressi ripartiti in settembre su scala nazionale
L’anno scorso furono concessi 6 mila permessi
Il capogruppo Narduzzi: il Fvg ormai è saturo
PORDENONE. La Lega Nord alza nuovamente il tiro sul fronte immigrati e dopo le campagne dei sindaci anti-burqa si prepara a elaborare un manifesto d’intenti da presentare a Trieste e a Roma. Punti di forza l’azzeramento delle quote d’ingresso di stranieri regolari e l’avvio di una campagna di espulsioni anche per chi ha perso il lavoro.
Di una nuova fase parla esplicitamente il capogruppo della Lega Nord in consiglio regionale, Danilo Narduzzi, il quale si prepara ad aprire un nuovo fronte sia a Trieste, sia come sollecitazione al Governo nazionale.
Un manifesto d’intenti che sarà anche frutto di una conferenza sull’immigrazione che sarà organizzata nelle prossime settimane.
Ma il punto di forza non è piú solo il contrasto all’immigrazione clandestina, ma la riduzione del numero di stranieri regolari presenti in regione.
Al presidente, Renzo Tondo, verrà chiesto, in particolare, di rinunciare alla quota di regolari prevista dal decreto flussi 2008 che, stando alle indicazioni del ministro Carlo Giovanardi, dovrebbe essere emanato a settembre. La stima, in base alle domande presentate, è di 170 mila nuovi ingressi regolari, lo stesso numero dell’anno scorso, con un riparto, nel 2007, che ha visto 6 mila permessi di soggiorno per lavoro in Friuli Vg, dei quali mille 800 di badanti.
«Siamo ormai arrivati a una situazione limite – afferma Narduzzi riferendosi ai recenti episodi di razzismo, con scritte sui muri, verificatisi a Pordenone – e il problema non sono le azioni di qualche balordo, ma una tensione sociale che rischia di esplodere. Inoltre, nell’arco dei prossimi 10 anni, potremmo replicare quanto sta avvenendo in Sudafrica con i bianchi che devono fuggire in altre Nazioni».
Da qui l’affondo che sarà posto sul tavolo del centro-destra: «Azzeramento delle quote di ingresso di regolari in regione – declina il pronunciamento – e avvio di un censimento di tutti gli stranieri presenti in Friuli Vg in modo da porre allo scoperto le sacche di clandestinità e di accertare se, a prescindere dal permesso di soggiorno in vigore, gli extracomunitari lavorano o meno. Se hanno perso l’impiego – continua – devono essere espulsi. Il nostro sistema sociale non è piú in grado di reggere i costi dell’assistenza agli stranieri: cifre ingentissime che sono solo in parte ripagate attraverso le tasse».
Per evitare «che il Paese e la regione vadano alla deriva – arringa Narduzzi – è necessario adottare politiche forti da parte di tutti i soggetti istituzionali. Non vogliamo diventare minoranza a casa nostra e lo scriveremo a caratteri cubitali sui manifesti della nostra prossima campagna di propaganda».
Commenti
Quote lavoro
Purtroppo la realtà lavorativa regionale, e credo non solo quella, parla molto chiaro e dice a chiare lettere che ormai non c'è più posto, per nessuno italiani e stranieri, e quindi trovo assolutamente e totalmente suicida fare entrare qua altra gente col rischio concreto, se ciò dovesse accadere, di creare tensioni sociali difficilmente controllabili.
Certo, come diceva ottimamente anche oggi a TPN il sindaco di PN Bolzonello, quà bisogna cambiare fortemente la politica dei flussi che manda con troppa facilità la gente sulla strada creando, in questa maniera, altro disagio sociale, come se non bastasse quello che abbiamo già di nostro aggiungo io.
E questa situazione, sia chiaro, con le proposte che ne derivano che ci piacciano oppure no fa lo stesso, e qua mi rivolgo soprattutto ai fedelissimi del PD che aleggiano su questo sito, non è affatto razzistica ma semmai dura e cruda realtà che deve essere affrontata in modo deciso e tempestivo prima che il tutto ci scoppi tra le mani con conseguenze, credo, alquanto sgradevoli per tutti quanti.
Daniele
Il fronte della
Il fronte della "regolazione" va ad incidere semplicemente sulle possibilita' che si schiudono per i soggetti interessati: la "regolarizzazione" apre ad opzioni lavorative ed integrative che altrimenti impossibili, con chiari risvolti sugli evetuali atteggiamenti e sviluppi di un civismo parallelo.
Generalmente si addita alla troppa leggerezza con cui si regolarizzano il motivo per cui siamo "invasi" da flussi migratori. Senza contare la nostra posizione geografica, anche meccanismi di regolazione troppo concessori costituiscono sicuramente un buon incentivo, ma si sa per certo che a parita' di flussi, regolarizzarli e' meglio che tenerli illegali. Questa considerazione suggeruisce un ripensamento sulle misure da porre in essere in merito a:
1) procedure di verifica della "qualita'" dei requisiti di regolarizzazione.
2) procedure di espulsione piu' stringenti. Costano parecchio e siamo al limiti del diritto int. poiche' non si puo' rispedire a casa migranti provenienti da paesi in cui c'e' il rischio che vengano torturati o cmq privati dei diritti umani.
3) inasprimento della legislazione per stranieri regolari che commettono reati. Non e' una misura che trovo particolarmente armoniosa con i principi cost., ma credo che "gli onesti" siano i primi a chiedere cio'.
Ultima cosa in riferimento al fatto che in FVG non c'e' piu' posto. Io non conosco gli indici statistici e la situazione nello specifico dei dati; tuttavia posso fare una piccola riflessione. Quando si dice che allo stato attuale non c'e' piu' spazio non dubito che l'affermazione possa essere veritiera; ma mi si faccia il favore di chiarire se si tratta di una analisi statica oppure dinamica. Mi spiego. L'affermazione "ora non c'e' posto" non mi chiarisce se un aumento di popolazione regolare possa modificare le variabili che determinano il presente. Esempio: i nuovi cittadini inseriti possono trovare lavori, anche di molto basso livello, ma mq sufficienti per permettergli di pagare il livello minimo di tasse, comprare generi di prima necessita', e qualche piccola spesa - e in una parola sola, innescare il moltiplicatore economico che genera reddito: quel che ne consegue e' che la situazione non e' piu' quella di prima.
E' altrettanto ovvio che una cosa e' se arrivano (sparo numeri a caso) 5.000 persone, altro se ne arrivano paradossalmente 500.000! Okay? Ci vogliono sempre delle proporzioni e un po' di buon senso. Lo stesso buon senso che fa si che l'emigrato non si fermera' mai in una zona in cui non c'e' lavoro! Solo un idiota lo farebbe dopo che ha viaggiato tanto; quanto meno, lo farebbe se fosse libero di muoversi intra-legem e quindi con tutte le opzioni che essa garantisce. Se uno e' illegale il discorso cambia. E si innestano le problematiche tanto evidenti.
Quel che ho detto ha una certa logica, ma da qui a conseguirne che e' tutto corretto ci vuole una certa dose di azzardo. D'altronde non sono un esperto del fenomeno, cerco solo di usare un po' di ragionevolezza analitica.
Francesco
Francesco
Azione
A correzione del tutto ieri il buon Bolzonello a TPN parlava di cambiare radicalmente le regole relative al mercato del lavoro e non di flussi pur concordando lui, al contrario di Moretton e Codega, a quanto sostiene la Lega da parecchio tempo riguardo il tema immigrazione e lavoro.
Dopo, certo, bisogna vedere i dati reali e verificare se veramente non c'è posto nelle nostre zone dicendoti che nello spilimberghese, zona dove abito, c'è il più alto indice di disoccupazione della provincia di PN e dove c'è anche una alto indice di immigrati, un caso? Mah...
In ogni caso, ripeto, qua, in un modo o nell'altro, bisogna agire al più presto prima che la situazione, già seria di suo, peggiori ulteriormente e su questo punto, sono certo, concordi anche tu.
Daniele
Re:
Piu' alto tasso di disoccupazione e piu' alto livello di immigrati (immagino in proporzione al numero di abitanti). La conclusione parrebbe scontata: gli immigrati hanno saturato l'offerta di lavoro (chi cerca lavoro). Tuttavia per trarre conclusioni ponderate dai dati statistici occorre disporre di un po' piu' di info. Dato che ho visto un sacco di volte correlazioni fra indici statistici aggregati fallaci (se vuoi ti faccio qualche esempio x capire meglio) sarebbe utile, in questo caso, disporre dei seguenti dati:
1) innanzi tutto la correlazione in serie storica a seconda dei diversi livelli di occupazione e immigrazione. Ma non e' sufficiente.
2) sapere se ci sono piu' disoccupati tra gli immigrati o tra gli italiani.
3) sapere se chi sta cercando lavoro, detto in parole povere, e' disposto ad accettare tutto (dall'operatore ecologico, al lavapiatti, al magazziniere) o ha delle soglie di preferenza (in riferimento alla retribuzione, alla localizzazione o tipologia del lavoro).
Fare analisi sociale come si deve richiede tanta fatica. Ovviamente non e' che dobbiamo eclissarci ogni qual volta si parla di un argomento e noi non disponiamo di dati statistici e analisi socio-economiche. Badiamo pero' a prendere in considerazione il fatto che per esprimere valutazioni corrette occorre studio e ricerca; evitiamo quindi di dare giudizi affrettati, specialmente se questi ultimi tendono a colpevolizzare categorie di persone.
Francesco
legiferare con sistema
Ho dimenticato di rispondere ad un punto.
Hai ragione nel dire che bisogna fare qualcosa. Il problema italiano - lo e' stato anche per i tedeschi, solo negli ultimi anni si sono mossi - e' l'assenza di una vera legislazione sistemica in materia di immigrazione. Le c.d. politiche sull'immigrazione si risolvono in null'altro che in sanatorie! La domanda che ci si pone e' solamente quanti regolarizzare e quanti no. Cosi' non si va da nessuna parte.
Questa deriva, lo ripeto, e' quasi comprensibile. Anche in Germania hanno avuto per lungo periodo assenza di normazione sistemica. E' un dibattito spinoso che coinvolge non solo le ideologie novecentesche, ma soprattutto ragioni elettorali legate ai sentimenti delle persone. La cosa piu' saggia da fare e' mettere da parte le visceralita' irrazionali e iniziare una valutazione di cosa e' meglio sulla base di analisi razionali e ragionevoli! Usare la testa e non il cuore e' l'unico modo per impostare soluzioni possibili.
Francesco
Re: Azione
Dai su Daniele, non spacciare la disoccupazione che c'è nello spilimberghese come frutto dell'invasione degli immigrati.
Lo sai bene che per vari motivi l'area non sta vivendo dal punto di vista imprenditoriale un buon momento. Molte aziende, anche grosse, hanno chiuso e molte persone stanno usufruendo degli ammortizzatori sociali a seguito di quegli eventi. Probabilmente in un'epoca più florida gli immigrati sono stati attirati dalle proposte di lavoro che al tempo erano presenti e che continuano (molti vanno a Rauscedo e a S. Giorgio a lavorare nella filiera dei vitigni).
Ma non sta a tirar fuori che la disoccupazione e la depressione della zona è originata dagli extracomunitari. Dai.
Dato di fatto
Oddio, quella degli extracomunitari che la gente qua, noto, non sempre accetta di buon grado, e sono gentile, non è proprio una storia così campata in aria, certo ci sono anche altre cause e concause della crisi occupazionale nello spilimberghese però la loro venuta qua, e questo è un dato di fatto credo evidente ai più, ha creato più di qualche problema trasformando una città tradizionalmente moderata e tranquilla come Spilimbergo in un Paese che pian piano si sta spostando sempre più a destra proprio per reazione a questa situazione, cosa questa che pur non giustificandola comprendo pienamente in attesa che qualcuno, da destra o da sinistra, la affronti in modo fermo e deciso.
Daniele
Re: Dato di fatto
Mi importava far notare che non è la presenza di extracomunitari a creare la disoccupazione, bensì una depressione economica che contraddistingue tutto lo spilimberghese. Poi uno può guardarli bene o male, ma è un altro discorso.
Extracomunitari
Oddio, questa gente determinati posti li occupa, e la cosa ai locali di certo non va bene poi, certo la crisi della Bisazza e della Sintesi, tanto per fare due nomi, certo bene non ha fatto ma il problema exracomunitari a Spilimbergo comunque c'è, anche se meno grave rispetto ad altre zone, ma in ogni caso esiste, inutile nasconderselo.
Daniele
Re
Non li occupano, semplicemente si sono accaparrati prima il posto. Forse perche' sono piu' competitivi. Tu mi dirai: c'e' poco di che essere competitivi per lavori unskilled. E' vero, ma allora facciamo un passo in avanti: se e' vero quello che mi dici,che occupano i lavori e che quindi sono assunti prima degli italiani, domandiamoci il perche'.
Forse sono piu' competitivi proprio in ragione dell'essere discriminati: (1) pagati meno o quantomeno si dimostrano (2) attitudinalmente piu' servili perche' si autorappresentano "inferiori" (questo e' dimostratro da ricerche). Nel caso in cui tu avessi ragione, il problema non sarebbe comunque rappresentato da loro, ma da chi li assume per lucrarci meglio fregandosene della dignita' umana. Nel caso tu avessi ragione, il problema e' sempre quello, e parradossalmente e' lo stesso che muove questi discorsi, il razzismo. Un circolo vizioso.
Francesco
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